Commento al Vangelo domenicale
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Cristo è il nuovo Adamo: inaugura la nuova creazione e sconfigge il tentatore

Marco 1,12-15

In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».

Parole chiave: I Domenica di Quaresima (6), Vangelo (419)
Cristo è il nuovo Adamo: inaugura la nuova creazione e sconfigge il tentatore

Anche per la prima domenica di Quaresima la liturgia ci propone un vangelo piuttosto breve tratto dall’opera di Marco. Quattro versetti molto intensi che condensano in poche righe ciò che è avvenuto in seguito alla comparsa di Gesù sulla scena pubblica e le prime parole che il Maestro pronuncia. La vicenda si svolge dopo che il Nazareno ha ricevuto il battesimo per mano di Giovanni Battista, i cieli si sono squarciati, lo Spirito di Dio è sceso su di Lui come una colomba e la voce celeste ha proclamato: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te mi sono compiaciuto».
È a questo punto che lo Spirito, il quale dal momento del battesimo ha la funzione di sostenere e dirigere la missione di Gesù, lo spinge nel deserto. Tale iniziativa viene descritta come un’azione forte, quasi violenta, alla quale non si può opporre resistenza. Il vocabolario che Marco decide di utilizzare ha lo scopo di evidenziare la necessità del gesto narrato: bisognava che Gesù andasse nel deserto e incontrasse colui che divide, Satana. La versione che riporta il secondo evangelista della permanenza del Maestro nel deserto e delle sue tentazioni è sensibilmente diversa da quelle degli altri sinottici. Il lettore di Marco resta colpito dall’assenza di alcuna descrizione del contenuto delle tentazioni come anche dall’inazione che connota il protagonista del brano: non si sa come Gesù sia stato tentato e non risulta nemmeno che Lui abbia fatto alcunché. Questa atmosfera sospesa intende destare l’attenzione dell’uditore affinché continui a cercare le risposte ai suoi interrogativi nel seguito del testo.
La collocazione spaziale del deserto come anche quella temporale dei quaranta giorni permette di accostare l’episodio delle tentazioni del Nazareno ad altre vicende descritte nell’Antico Testamento. La cifra quaranta evoca il diluvio (Gen 7,4.12), la peregrinazione di Israele fuggito dall’Egitto (Es 16,35), ma anche il tempo che Mosè trascorre sul monte Sinai (Es 34,28) oppure il cammino di Elia verso l’Oreb (1Re 19, 4-8). Il deserto rimanda alla mente la condizione di prova sperimentata da quanti erano andati lì per preparare una strada al Signore (Is 40,3) oppure la vicenda di Giovanni Battista. Marco, in tale maniera, mostra come la vicenda di Gesù si inserisca all’interno di un solco già segnato in precedenza e rappresenta che la vicinanza di Dio all’uomo continua, sebbene in un modo nuovo. L’accenno al fatto che il Nazareno stava con le bestie selvatiche e che gli angeli lo servivano porta a evocare un ritorno alla condizione paradisiaca iniziale in cui era stato collocato l’uomo quando ancora viveva in comunione con la natura e con Dio. Cristo appare, quindi, come il nuovo Adamo che inaugura il tempo della nuova creazione e sconfigge i tentativi di colui che cerca di farlo vacillare.
La mancanza di molti dettagli sul contenuto delle tentazioni, il fatto di trovarsi nel deserto per un lasso di tempo non trascurabile sono elementi che, a ben vedere, possono accomunare la vicenda di Gesù a quella di tante persone. Molti, infatti, nella loro vita sperimentano la possibilità di essere tentati in diversi modi: da proposte finalizzate ad ottenere maggiore successo economico utilizzando scorciatoie, o da desideri di accrescere il potere che già si detiene, oppure da relazioni interpersonali inopportune che con l’amore poco hanno a che fare. Molti, probabilmente, in tali condizioni hanno avuto la sensazione di trovarsi smarriti per un tempo lungo, circondati da aridità e solitudine senza sapere come procedere. Anche Gesù ha fatto l’esperienza di sostare nel deserto e di essere tentato, ma ne esce vittorioso, con la consapevolezza che è stato spinto in quel luogo e in tale situazione dallo Spirito. L’iniziativa che lo porta ad essere dov’è è divina e il Maestro appare estremamente docile alla volontà che lo conduce a confrontarsi con la tentazione. L’esempio del Nazareno ci insegna che in tempi di smarrimento e crisi è preferibile abbandonare la pretesa di controllo e programmazione per lasciare le briglie nelle mani di Dio, ricordando chi può essere davvero un punto di riferimento. Una volta sconfitto Satana, l’inizio del ministero pubblico di Gesù acquista ancora più significato.
L’invito alla conversione e a credere al Vangelo in questo principio di Quaresima risuona con vigore. La Parola ci dice che è necessario un cambiamento di mentalità grande: chiunque intenda porsi alla sequela dell’inviato da Dio e vedere i segni della prossimità del suo regno deve riorientare la propria vita.
Questo è il tempo opportuno in cui aprirsi all’annuncio di pace e di gioia che è il vangelo. Non si possono evitare tutte le tentazioni: esse popolano e ritmano la vita di ciascuno ma, nei momenti in cui lo smarrimento avviluppa l’esistenza, il credente sa che non è abbandonato e che la sola cosa da fare è lasciarsi condurre dallo Spirito di Dio che saprà aprire percorsi inediti.

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