Commento al Vangelo domenicale
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Matteo 11,2-11
3ª domenica di Avvento (anno A)

In quel tempo, Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!». Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: “Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via”. In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui».

Parole chiave: Vangelo della Domenica (295), Gaudete (18), Terza Domenica di Avvento (5)

Il Vangelo presenta Giovanni Battista in una situazione alquanto lontana dal tempo in cui folle intere lo seguivano. Si trova in carcere. Vi è finito per aver detto al re Erode che non gli era lecito tenere con sé la moglie del fratello Filippo. È in un’angusta cella, ma non di massima sicurezza, visto che gli viene data la possibilità di ricevere i suoi discepoli. E di mandarli, in missione speciale, da Gesù per porgergli la fatidica domanda: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettarne un altro?». Probabilmente il suo interrogativo seguiva la convinzione, presente in molti fedeli in Israele, che il Messia sarebbe apparso sulla scena di questo mondo nelle vesti di un inflessibile giudice.
Sollecitato dal Battista, Gesù espone i tratti messianici della sua attività. La sua risposta è un invito ad aprire gli occhi e le orecchie, a interpretare la sua attività di guarigione dei malati e l’annuncio del lieto messaggio ai poveri. L’agire di Gesù manifesta l’essenza del vero Messia. Al contempo, distingue i due tempi dell’intervento divino. Questa è l’ora della misericordia in cui Dio si rivela nel segno d’un amore umanissimo e sconfinato. Solo alla fine dei tempi ci sarà l’ora del giudizio.
Di seguito Gesù onora in una forma sublime il Battista, asceta austero, attribuendogli l’elogio più alto: egli è «più che un profeta», è il precursore che prepara la strada all’incontro con Dio. Precisa che la tradizione profetica raggiunge il suo acme in Giovanni Battista. I Vangeli lo presentano a tutto tondo, proponendo non solo i suoi messaggi al vetriolo e le sue accese sfuriate contro i potenti, ma anche l’austero stile di vita, la singolare alimentazione, il luogo solitario della sua predicazione e il gesto che lui propone come migliore farmaco per vivere il rinnovamento interiore: il battesimo nel Giordano. Un piccolo fiume diventa per molti luogo tangibile di conversione.
Proprio l’integrità e la predicazione cristallina procurano al Battista grandi guai, al punto che Erode, da lui aspramente criticato, pensa di toglierselo dai piedi, mettendolo in carcere. Il re, ammaliato nel giorno del suo compleanno dal suadente ballo della figlia di Erodiade, fa alla stessa un’ignobile promessa: «Chiedimi quello che vuoi e te lo darò». Erodiade, in complicità con sua madre, chiede che le sia portata su un vassoio la testa del Battista, la cui parabola terrena finisce in una tra le forme più ingloriose: viene decapitato dai carnefici di Erode.
Il tragico epilogo terreno del Precursore contrasta visibilmente con la sua nascita gloriosa, avvenuta, per volere divino, dagli anziani genitori Zaccaria ed Elisabetta. Una nascita prodigiosa sostenuta da un’antica profezia, che lo preannunciava come colui che avrebbe appianato la strada per incontrare il Messia, preparando così l’umanità all’incontro definitivo con Dio. Incontro agevolato dal Battista, modello di coerenza interiore, coniugata con una grande aspirazione alla giustizia.

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