Un film che dà speranza alla scuola
Una volta nella vita
(Francia, 2015)
regia: Marie-Castille Mention-Char
con: Ariane Ascarine, Ahmed Dramé, Noémie Merlant, Geneviève Mnich
durata: 105’
Ecco un film da consigliare di cuore a quanti, insegnanti o genitori, pensino che per la scuola, quella superiore in particolare, non ci siano più speranze e che sia solo un parcheggio per futuri disoccupati o un luogo di controllo del disagio sociale. Da consigliare sia per ragioni cinematografiche che per motivi storico-sociali. Va senz’altro ricordato, infatti, che Ahmed Dramé, qui in veste anche di interprete e di sceneggiatore, è stato nella vita reale uno dei ragazzi di cui si parla nel film, che hanno avuto in sorte di incontrare una straordinaria insegnante che, contro luoghi comuni generali e disillusione dei colleghi, è riuscita a coinvolgerli in un progetto che di fatto ha dato senso alla loro vita, non solo scolastica.
Siamo a sud-est di Parigi, nella periferia di Créteil, dove la presenza di stranieri di molte provenienze, etnie e religioni è numericamente molto significativa. In una classe decisamente multiculturale, nel liceo “Léon Blum”, l’insegnante di storia Anne Gueguen (Ariane Ascaride) cerca il modo migliore per interessare ragazze e ragazzi apparentemente senza voglie né motivazioni. Decide di compiere un azzardo, scoraggiata in partenza sia dai colleghi che dai ragazzi stessi: iscrive la classe ad un concorso nazionale indetto dal ministero dell’Istruzione. Si tratta di lavorare sulla memoria della resistenza contro il nazismo e della deportazione nei campi di sterminio di centinaia di migliaia di persone. Temi che, ormai cristallizzati nelle scadenze istituzionali che hanno il perverso effetto di rendere distante e asettico qualsiasi avvenimento ricordato, potrebbero rischiare di cadere nel disinteresse o, peggio, nell’apatia che rasenta il cinismo delle giovani generazioni. E invece, grazie alle sue capacità di insegnante e all’incontro con alcuni ex-deportati, la storia diventa vita vera di carne e ossa e dolore, nella quale ragazze e ragazzi riconoscono esperienze magari lontane nel tempo ma vicinissime anche alle loro sensibilità.
Marie-Castille Mention-Char gira questo bellissimo film senza alcuna concessione a facili e in fin dei conti controproducenti effetti di spettacolarizzazione e di emotività superficiale. Sembra quasi un documentario, in molti momenti, ed è un complimento, perché si potrebbe far riferimento a capolavori di questo genere come Diario di un maestro di Vittorio De Seta.