Esistenze che si ritrovano lungo la strada
Nomadland
(Usa – 2020)
Regia: Chloé Zhao
Con: Frances McDormand, David Strathairn, Linda May, Swankie, Bob Wells
Valutazione Cnvf: problematico/raccomandabile/dibattiti
«I’m not homeless, I’m houseless» (si potrebbe tradurre: «Non sono una senza tetto, sono senza casa»): una battuta che in italiano perde la sottile sfumatura che la lingua inglese riesce a dare nel distinguere home (la casa intesa come luogo degli affetti e delle relazioni familiari) da house (la casa come edificio in muratura), ma che nel film è di fondamentale importanza. Il lungo viaggio della protagonista, infatti, è segnato proprio di incontri con numerose persone e con le loro storie. Un viaggio su strada che diventa metafora della vita: «Non esistono addii per sempre… ci vediamo lungo la strada» si sente dire Fern da Bob, un uomo che come lei ha fatto del nomadismo la sua vita e ha radunato attorno a sé molte persone con il suo stesso stile.
Basato sul libro reportage della giornalista Jessica Bruder, lo stile di regia è quasi documentaristico. Se la protagonista, la bravissima Frances McDormand (che con questo film si aggiudica il suo terzo premio Oscar), è un’attrice professionista, molte delle persone da lei incontrate invece sono dei veri “nomadi” statunitensi.
Una vita dura che porta a dissimulare i propri sentimenti: significativo come in pochissime situazioni venga mostrata la commozione di un saluto o l’emozione nel raccontare la propria storia. Un’apparente serenità campeggia sempre sui volti dei personaggi, quasi a non voler mostrare la tanta sofferenza del cuore.
I numerosi primi (o primissimi) piani e i dialoghi permettono allo spettatore di empatizzare con le storie che sentono raccontare: vite di persone che hanno visto infrangersi il loro sogno americano, che hanno fatto dei van le loro case e delle vaste pianure statunitensi luoghi d’incontro e di condivisione.
Non solo la regista e la protagonista, ma anche la maggior parte delle persone di cui conosciamo la storia sono donne: sole, con esistenze complesse e cariche di sofferenza, ma resilienti, belle non perché particolarmente attraenti ma perché ricche di una femminilità e di un’interiorità che emergono in ogni loro azione e in ogni loro dialogo.
Fotografia e colonna sonora elevano ulteriormente la qualità della pellicola. Paesaggi e commento musicale sempre delicato permettono di apprezzare ancora di più le vicende narrate: numerose le panoramiche delle pianure statunitensi in momenti particolari della giornata, con colori vivaci e luminosi.
Un film meritatamente pluripremiato: tre Oscar (miglior film, miglio regia, miglior attrice protagonista), Leone d’Oro al Festival di Venezia (miglior film), due Golden Globe (miglior regia e miglior film drammatico) solo per citare i più famosi.
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