Paura percepita
A scuola, volano botte e magari pure coltellate ai professori se s’inimicano qualche studentello più dedito alla violenza che allo studio. In autobus, non chiedere il biglietto al gruppetto di minorenni che poi ti picchiano come un maggiorenne. Allo stadio, non ne parliamo. Per strada, se tamponi l’auto sbagliata rischi di essere “salutato” dalle mazzate. Sui treni locali e nelle stazioni, da una certa ora in poi è far west. Di notte, quando certa ragazzaglia non sa come passare l’ora, si sfregiano fiancate e si rompono vetri di auto. Se la noia è troppa, meglio l’adrenalina prodotta da pietre gettate dal cavalcavia. La chiamano paura percepita. Non saremo tra le favelas brasiliane, la soluzione non può essere il trumpiano “portatevi un cannone in tasca”; ma qualcosa che non va, c’è e non è solo percepito.
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