Bocciati
È nell’emergenza che l’Italia scopre di non… aver fatto i compiti quando l’emergenza non c’era. Cioè che chi ci governa, da anni, si balocca in dichiarazioni tivù e apparizioni a convegni e fiere, ma di fare e ottenere risultati… Ad esempio si scopre che vi sono scuole, rare, in cui la didattica ha tenuto il passo del 2020 anche nella dotazione di strumenti, e molte altre ferme al Dopoguerra; che internet esiste dagli anni Ottanta, ma che ancora vaste aree non sanno nemmeno cosa sia, o arriva con una “potenza” che nemmeno una foto in un’ora (anche qui a Verona, non solo nell’Appennino calabro-lucano). Che il mitico regionalismo che doveva esaltare le peculiarità territoriali, si è rivelato la solita cosa all’italiana: ognun per sé, male per tutti. Che gli “strumenti” che lo Stato ha predisposto per il sostegno delle famiglie, dei genitori, semplicemente non esistono. Che lo smart working è una bella parola inglese per nascondere il nulla italiano. E via così. Poi, passata l’emergenza, si tornerà all’italico trantran del nulla. Con i partiti che ci chiederanno il voto in base alla simpatia per il leader, e non ai programmi politici e amministrativi da realizzare. E noi abboccheremo come sempre, convinti che la gestione della res publica non sia altro che la trasposizione del tifo calcistico.
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