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Il bersagliere e la bimba in foto 80 anni e una generazione dopo

Il milite stava partendo per la Russia e tenne lo scatto per tutta la vita come se fosse una reliquia, un talismano

Il bersagliere e la bimba in foto 80 anni e una generazione dopo

Una foto ormai sdrucita, ripiegata e riposta nel bavero della divisa da bersagliere. È la foto di una bambina appoggiata a un muretto che risponde al nome di Enrica Erbifori, nata a Bardolino il 6 ottobre 1938. Sul retro una dedica, vergata a mano dalla mamma Virginia Boni: “Se ben piccina so pregare Gesù Bambino perché mi vuol bene. Eri Erbifori, Bardolino 17.09.1941”. Il bersagliere che la ricevette, direttamente dalle mani della piccola, si chiamava Francesco Scano, nato a Collinas, nel sud della Sardegna, nell’aprile del 1919.

Sono passati quasi ottant’anni da quel settembre del 1941, quando a Bardolino erano di stanza i bersaglieri del 3° Reggimento Milano, 3ª Compagnia motociclisti della Divisione Celere. Si stavano preparando a partire per la Russia, una campagna che non prometteva bene fin dall’inizio, dato soprattutto l’equipaggiamento inadeguato a quei climi polari. «In quel periodo – ricorda Ezio Giorgio Erbifori, fratello di Enrica – i nostri genitori avevano un’osteria in via Solferino e con ogni probabilità fu lì che Scano incontrò la mia famiglia e nacque una simpatia e poi una bella amicizia, che probabilmente è stata di conforto al militare anche durante la campagna di Russia». Ed è così che Scano ricevette la foto di Enrica prima della sua partenza per la Russia. Un’immagine che gli fu di aiuto, tanto che – fino alla morte, avvenuta a Collinas nel 1999 – chiese al figlio di conservarla sempre.

«Ho tenuto quella foto – racconta Nicolangelo Scano, figlio di Francesco – come una reliquia. Di quei 2.600 bersaglieri che partirono per la Russia, ne tornarono solo un’ottantina, tra cui mio padre, che rimase sotto le armi per otto anni. Dopo le vicissitudini dovute al conflitto, Francesco tornò a casa, in Sardegna, nel maggio del 1943. In questi anni sono stato tentato molte volte di cercare quella bambina, ma non mi decidevo mai perché avevo timore di smuovere ricordi non necessariamente sempre felici».

Un giorno però, navigando in internet, Nicolangelo viene a sapere che a Bardolino si è tenuto il raduno dei bersaglieri del 3° Reggimento Milano, quello di suo padre Francesco. «Questa è stata la scintilla che non mi ha più fermato. Ho cominciato le ricerche di Enrica, rispondendo a una richiesta che mio padre mi fece in punto di morte». In qualità di tecnico presso il Comune di Cagliari, ha iniziato con il contattare il Comune di Bardolino nella ricerca di questa bambina. «Purtroppo – prosegue Nicolangelo – sono venuto a sapere che a Bardolino sì, c’erano i parenti di Enrica, ma lei è venuta a mancare ancora molto giovane, nel 1960, a causa della leucemia. Però ho potuto sentire il fratello di lei al telefono». Grazie anche all’intervento del capogruppo dell’Associazione alpini di Bardolino, Ernesto Fasoletti, che fu anche impiegato all’Ufficio anagrafe del paese, la ricerca di Nicolangelo ha portato in poco tempo buoni frutti e ha reso possibile il ritrovarsi di queste due famiglie, gli Scano di Collinas e gli Erbifori di Bardolino, unite da una fotografia piegata in quattro e per anni rimasta in un cassetto, tra i ricordi di un tempo passato.

«Quella foto di mia sorella – commenta Ezio Erbifori – Francesco Scano l’ha tenuta nel bavero della sua giacca da bersagliere per tutta la durata della guerra e poi l’ha conservata fino alla morte, quasi fosse una reliquia, un talismano... Questa cosa mi ha molto commosso. L’iniziativa di Nicolangelo, che non ho mai visto di persona, ma con il quale ho parlato al telefono, ha certamente smosso molti ricordi e ha fatto riaffiorare nella nostra mente un momento storico certamente molto difficile, come fu quello della guerra. Tuttavia sono riemersi anche i ricordi felici, legati a sentimenti sinceri di amicizia, fratellanza, amore e anche riconoscenza, per quanto i gesti ricevuti possano sembrar piccoli agli occhi di un contemporaneo». Ilaria Bazerla

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