Il sacello delle Sante Teuteria e Tosca: testimonianza di Verona paleocristiana
di CECILIA TOMEZZOLI
Una nuova pubblicazione di Passuello fa piena luce su un tesoro architettonico poco conosciuto
di CECILIA TOMEZZOLI
Aggiunge un tassello alla storia della città il volume Il sacello delle Sante Teuteria e Tosca. Le prime testimonianze dell’alto medioevo cristiano a Verona (Cierre edizioni 2023, pp. 192, euro 16), del giovane ricercatore veronese Angelo Passuello, già autore per la medesima casa editrice di San Lorenzo in Verona. Storia e restauri (2018), dedicato a questo gioiello dell’arte romanica a soli pochi passi dal sacello, e di Il monastero di Villanova a San Bonifacio. Storia, arte, architettura (2020), situato all’estremità orientale della provincia scaligera, ma dipendente dalla diocesi di Vicenza.
Il libro s’apre con il saluto del vescovo di Verona, mons. Domenico Pompili, che sente “in queste pagine il vibrante battito del cuore di queste pietre vive”, seguito dall’introduzione di mons. Ezio Falavegna, parroco dei Santi Apostoli, che ne ha fortemente voluto la pubblicazione. L’ultima fatica di Passuello rende finalmente merito a questo antico e poco noto tesoro dell’architettura religiosa veronese, incastonato lungo la Via Postumia, l’attuale Corso Cavour, a ridosso dell’abside della pieve dei Santi Apostoli, e ci riporta alle prime testimonianze cittadine del cristianesimo, che determinarono anche la riorganizzazione del tessuto urbanistico della Verona romana.
Grazie all’efficace azione pastorale dei vescovi, primo fra tutti dell’ottavo presule della città, san Zeno, dal IV secolo iniziarono a sorgere le prime chiese: il perno della vita religiosa si concentrò nel complesso della Cattedrale, posto nella parte nord-occidentale del municipium romano cinta dall’ansa dell’Adige, ma parimenti altri luoghi sacri punteggiarono il territorio cittadino ed extraurbano: dai Santi Apostoli a San Pietro in Castello, da San Procolo a Santo Stefano, fino a San Zeno.
Mentre però queste strutture furono oggetto nel corso dei secoli di profonde trasformazioni, che conferirono agli edifici una nuova veste inficiando gli antichi allestimenti, il sacello (diminutivo di sacrum, cosa sacra, che significa appunto piccolo tempio) delle Sante Teuteria e Tosca conservò nel tempo il primitivo impianto paleocristiano a dispetto di alcune aggiunte del XII, del XIV secolo e di rilevanti restauri novecenteschi. La costruzione è ben riconoscibile in tutti i prospetti interni ed esterni e per l’autore sono distinguibili due fasi: la fondazione paleocristiana (V-VI secolo) e la rifabbrica romanica, posteriore all’anno 1160, quando il vescovo Ognibene scoprì le reliquie delle sante Teuteria e Tosca e le pose nell’arca di marmo attualmente sopra l’altare maggiore.
La cappella fu dedicata inizialmente a sant’Apollinare, primo vescovo di Ravenna, ma successivamente venne intitolata alle due sante, il cui culto si diffuse rapidamente a Verona: Tosca, sorella del quarto vescovo della città, san Procolo, e Teuteria, giovane principessa britannica, condivisero una vita eremitica in santità e povertà, facendo penitenza, finché la morte non le colse, a pochi giorni di distanza l’una dall’altra, nell’anno 263. Il sacello s’inserisce nel contesto dei martyria annessi ad altre chiese venete agli esordi del VI secolo, in particolare San Prosdocimo a Padova (Santa Giustina) e Santa Maria Mater Domini a Vicenza (Santi Felice e Fortunato); le caratteristiche planivolumetriche dell’esempio veronese favoriscono inoltre un accostamento più stretto di nuovo con Ravenna e con il celeberrimo Mausoleo di Galla Placidia (prima metà del V sec.): questa relazione ne colloca la fondazione tra il V e il VI secolo e permette di riconoscerlo come un unicum nell’area veneta e nell’intero comprensorio dell’Italia settentrionale.
La disamina del monumento, oggetto della ricerca di Passuello, ha adottato progredite metodologie storiche, architettoniche e archeologiche con un’ottica multidisciplinare: il presupposto imprescindibile, infatti, è stato il rilievo digitale 3D elaborato dal Dipartimento di Architettura dell’Università di Firenze che, assommato alle solide basi fornite dalla critica e all’analisi del costruito, ha consentito per la prima volta di rendere un’immagine verosimile della configurazione originaria del sacello e di porlo in un coerente ambito storico-architettonico e artistico. Alle straordinarie e suggestive restituzioni in 3D della struttura, realizzate dai docenti Stefano Bertocci e Pietro Becherini, si dà spazio in un’ampia appendice, mentre la parte conclusiva del volume è riservata alla postfazione di don Massimiliano Parrella, casante dell’Opera don Calabria, che ricorda quando, il 1° novembre del 1873, fu qui battezzato san Giovanni Calabria, di cui ricorre quest’anno il 150° anniversario della nascita.
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