La tela del Caroto in San Fermo è oggetto di attente cure
di REDAZIONE
L’intervento, finanziato da Chiese Vive, è realizzato dagli studenti della Scuola di restauro dell’Accademia di Belle Arti
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La chiesa cittadina di San Fermo Maggiore è non solo un capolavoro dell’architettura e della pittura medievale, ma anche uno scrigno prezioso di dipinti e altri manufatti di epoca rinascimentale. Tra le opere custodite al suo interno una bellissima tela di Giovan Francesco Caroto raffigurante Sant’Anna con la Madonna e Gesù Bambino in gloria, San Giovanni Battista, San Pietro Vescovo, San Rocco e San Sebastiano.
Trattandosi di uno dei capolavori della maturità dell’artista veronese era stato previsto il suo trasferimento nella grande mostra attualmente in corso (fino al 2 ottobre) presso la Gran Guardia “Caroto e le arti tra Mantegna e Veronese”. Purtroppo, durante le fasi di studio e preparazione della mostra sono state riscontrate delle lacune nella pellicola pittorica ed altre alterazioni che hanno decretato la non idoneità del dipinto ad una movimentazione dalla sua sede. I
n questa occasione l’Associazione Chiese Vive, che ha tra le proprie finalità il recupero e il restauro del patrimonio artistico e di fede dei beni ecclesiastici di Verona, ha subito manifestato la disponibilità a sostenere il progetto di restauro che ora vede la luce, grazie alla collaborazione con vari enti coinvolti. «Siamo felici – interviene il presidente di Chiese Vive, mons. Giovanni Ballarini – di aver potuto riprendere l’iniziativa “I care, ci tengo” con cui ogni anno interveniamo per il restauro di opere che rischiano di deteriorarsi ed andare perdute. Nel caso della tela del Caroto, abbiamo sottoscritto una convenzione tra Chiese Vive, la parrocchia di San Fermo e l’Accademia di Belle Arti di Verona per l’avvio del cantiere di restauro iniziato nei primi giorni di luglio direttamente nella chiesa, anche considerate le importanti dimensioni dell’opera. L’intervento è condotto dagli studenti del 4° anno della Scuola di restauro dell’Accademia, sotto la direzione della prof.ssa Laura Rivali, affiancata in questi mesi di cantiere estivo dai colleghi docenti V. Parodi, C. Fasser, A. Cottone e S. Marziali. Il progetto si sta sviluppando grazie alla collaborazione e con l’autorizzazione dell’Ufficio beni culturali ecclesiastici della Diocesi di Verona e la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza. Il lavoro di restauro ed ogni fase conservativa avverrà nello spazio della cappella, sottoforma di “cantiere aperto”: gli occhi dei visitatori potranno pertanto soffermarsi sull’azione dei restauratori, impegnati nel preservare con cura e attenzione il patrimonio artistico della città. Il termine dei lavori è previsto per il mese di marzo 2023».
«È una grande gioia – continua don Maurizio Viviani, parroco di San Fermo – che questo intervento di restauro venga eseguito sì con grande rigore scientifico e metodologico, ma che ad eseguirlo siano chiamate tante studentesse e studenti dell’Accademia di Belle Arti che si avvicinano ad un lavoro affascinante, intervenendo su un’opera di grandissimo valore e che siamo sicuri uscirà da questo restauro valorizzata e pronta a stupire nuovamente».
La tela di Caroto è collocata in una grande cappella della navata sinistra della chiesa superiore di San Fermo che, proprio per il valore del dipinto, viene chiamata “Cappella della Madonna” o “di S. Anna”. Nella parte superiore del quadro sono raffigurate, sedute su una nuvola, S. Anna e la Vergine con Gesù bambino, attorniate da angioletti svolazzanti. S. Anna, con la mano destra sostiene il “nipotino” per il piedino, mentre con l’altro braccio lo regge sotto la spalla. Il Bimbo nudo sembra appoggiato su un cuscino sulle gambe della mamma: con la mano destra compie il gesto benedicente, mentre con il braccio sinistro si aggrappa al collo di Maria. I tre visi sono tra loro molto avvicinati, in una composizione densa di tenerezza ed il loro sguardo punta dritto verso lo “spettatore”: il riferimento stilistico a Raffaello è qui molto evidente. La metà inferiore del dipinto si sviluppa invece in un contesto più terreno: in uno scorcio paesaggistico sono collocati, da sinistra, San Giovanni Battista che con il dito indice alzato mostra il Messia e San Pietro, in abiti vescovili, che regge la chiave del Paradiso. A destra invece sono riconoscibili San Sebastiano, legato e trafitto dalle frecce, e San Rocco, con la conchiglia e il bastone da viandante, nell’atto di sollevare la veste per mostrare i segni della peste. Al centro del quadro è ripreso, in lontananza, San Francesco che riceve a La Verna le stimmate dal Serafino.
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