"Sarete sempre nella mia preghiera"
di GIUSEPPE ZENTI*
Il saluto di mons. Giuseppe Zenti, ad un passo dalla "pensione", ai fedeli della Chiesa cattolica di San Zeno
di GIUSEPPE ZENTI*
Quindici anni di vescovo della mia diocesi di origine! Nell’avvicinarsi del giorno del congedo naturale, mi verrebbe la voglia di dare un forte colpo di freno, come per allungare le giornate e le ore. E ritardare l’ora x. Ma l’ora x sta incalzando inesorabile. Ed è giusto che sia così. Anche le onde dell’alto mare sono destinate a dissolversi sulla spiaggia.
A fatti compiuti, evocando gli anni, i mesi e i giorni, di cui ho segnalato a grandi linee gli eventi più rimarchevoli nel mio diario, il tutto mi ridesta la sensazione di un volo d’aquila, nella memoria della quale nulla si smarrisce di quanto è entrato nelle sue pupille acutissime. Se lo volessi e se fosse utile a qualcuno, potrei ripercorrere la storia convulsa, travagliata e, per molti versi, tragica, degli ultimi quindici anni non solo sotto il profilo civilistico, ma ancor più, perché più attinente al ministero proprio della Chiesa, sotto il profilo religioso.
Volendo rimarcare, pur con una certa oggettività, eventi sconvolgenti dal versante culturale che hanno allontanato l’uomo da Dio, come se Dio fosse superfluo, se non proprio inesistente, quali non si ricordano dal secolo dei Lumi, sarei portato a dire che la Chiesa in genere, ma anche la nostra Diocesi, si trova allo sfascio. Sarebbe una valutazione quanto meno sfocata. Di certo, anche la nostra Diocesi è passata attraverso il crogiolo di prove, che sanno di scatenamento diabolico. Tuttavia, a considerare con l’occhio della fede quanto è accaduto, mi sento di affermare con serena aderenza alla verità del reale che la nostra Diocesi si è purificata e, per molti versi, si è maturata nel segno di una fede più adulta e di una disponibilità più ampia da parte dei laici ad assumersi le proprie responsabilità, in comunione con i presbiteri delle Unità pastorali. Si è rinvigorita la sensibilità caritativa, sotto la guida della Caritas. Ha preso nuovo volto la pastorale ragazzi, adolescenti e giovani, mettendo al centro del cammino formativo la persona di Gesù Cristo, a cui far convergere in primo luogo la formazione degli animatori e delle animatrici; così pure la pastorale familiare e la pastorale della salute, per tutti anche grazie ai Centri di pastorale.
Sta riprendendo fiato la catechesi dopo l’inverno della pandemia, in vista di farla convergere sulla Messa domenicale. La Diocesi può far conto sulla presenza di numerose vocazioni di vita consacrata nella verginità e sulla vita contemplativa di quattro monasteri femminili e un monastero maschile. Se mai è venuta meno la devozione a Maria, in questi ultimi mesi si sta ulteriormente consolidando, soprattutto con i pellegrinaggi alla Corona. E, pur risentendo del venir meno di consistenti apporti al Seminario, nella sua articolazione, si percepisce in Diocesi una certa sofferenza e si moltiplicano le occasioni per la preghiera adorante finalizzata alla richiesta del dono di nuove vocazioni al presbiterato. Verrebbe da affermare che la Diocesi di San Zeno risente dell’ondata di santità che l’ha fecondata fino all’oggi, se pensiamo ai tanti Servi di Dio, Venerabili, Beati e Santi vissuti nei recenti decenni. Senza montarsi la testa o tenerla sotto le ali come lo struzzo, di fronte alla complessità di varie situazioni segnate dal peccato, che ogni pastore d’anime, con le comunità cristiane che presiede, riconosce, ho coscienza di lasciare, nell’atto simbolico della consegna del pastorale, al mio successore, il vescovo Domenico Pompili, una Diocesi ancora viva e, se mi è concesso, appetibile, che non deluderà il nuovo Pastore.
E il vescovo Giuseppe che fine farà? Raggiunta l’età della pensione, che di fatto mette il suo sigillo su quella che comunemente viene definita anzianità, mi dedicherò soprattutto alla preghiera, trascorrendo lunghi tempi nella cappellina che ho ricavato in una delle quattro stanze dell’appartamento, a Ponteflorio di Montorio, dove andrò ad abitare. Pregherò per me al fine di predispormi a vivere nell’abbraccio di Dio Trinità di Amore, in compagnia della Vergine Maria e, non meno, anzi soprattutto, per l’intera Diocesi. Vorrei essere come Mosè sul monte che pregava per la vittoria sui nemici, gli Amaleciti. Io pregherò perché la nostra gente vinca il maligno e si senta abbracciata dall’Amore misericordioso di Dio. Pregherò specialmente per le famiglie in difficoltà, per i disabili, per gli ammalati, per chi è disperato, per chi viene alla luce in giornata e per chi lascia questo mondo. Per chi fa del bene, professionalmente e nell’intreccio relazionale; e per chi rende difficile la vita degli altri. Per gli amministratori e per i dirigenti di aziende, perché usino buon senso nei confronti dei cittadini e dei dipendenti. Anche per i carcerati, miei confinanti. La preghiera, dunque, sarà la mia principale attività. Del resto, è il più bel mestiere al mondo, come sperimentano e testimoniano i consacrati/e, in quanto si vive immersi in Dio, come preludio della vita nel mondo dei risorti. Ovviamente, ogni tanto prenderò anche qualche boccata di brezza nel mio giardino, di cui sono un appassionato cultore. Ma anche il giardino, con l’incanto della bellezza delle sue meraviglie, mi ispirerà una singolare effusione di lode e di benedizione a Dio, che di ogni bellezza è l’Autore. Quando poi il vescovo Domenico mi chiederà di dargli una mano, lo sentirò un onore. Nei limiti delle forze.
* Amministratore apostolico di Verona
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