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Vaccinazioni: tra burocrazia e alcune criticità

Ma una cosa è certa: a settembre in aula solo se in regola

Vaccinazioni: tra burocrazia e alcune criticità

A scuola solo se vaccinati. Anche nei 177 nidi e scuole dell’infanzia Fism (di ispirazione cattolica), così come in quelli pubblici, possono essere ammessi soltanto i bambini in regola con il calendario vaccinale. Lo prevede la legge Lorenzin, che stabilisce le dieci vaccinazioni obbligatorie per la fascia 0-6 anni: anti-poliomielite, anti-difterite, anti-tetanica, anti-epatite B, anti-pertosse, anti-Haemophilus influenzae tipo b, anti-morbillo, anti-rosolia, anti-parotite e anti-varicella (quest’ultima obbligatoria solo per i nati dal 2017 in poi).
Le scuole Fism sono la maggioranza nel Veronese, visto che coprono il 70% dell’offerta esistente. «L’obbligo vaccinale ce l’abbiamo praticamente da sempre ed è richiamato nell’articolo 5 dello statuto: nelle nostre scuole sono accolti i bimbi che siano stati sottoposti alle vaccinazioni prescritte dalle leggi vigenti; per quelli non vaccinati si rinvia alle disposizioni normative in vigore», fa sapere Lucio Garonzi, direttore di Fism Verona.
Dal controllo incrociato fra l’elenco degli iscritti e i registri vaccinali dell’Ulss emergono i nomi degli inadempienti, che vengono invitati dalle scuole a ottemperare all’obbligo o a portare la documentazione integrativa. Entro il 10 luglio scorso scadeva il termine per presentare le pezze giustificative: la prenotazione delle vaccinazioni non ancora eseguite, l’avvenuta vaccinazione o, ancora, l’attestazione di eventuali specificità cliniche riguardanti la salute del minore. Respinte invece giustificazioni per “motivi familiari”. Chi è in regola, al contrario, non ha dovuto portare nulla alla scuola, perché l’anagrafe vaccinale in Veneto è attiva da tempo.
In queste settimane estive si farà il bilancio della situazione: cosa si attende la Fism scaligera, che accoglie complessivamente quasi 15mila alunni? «Non ci aspettiamo troppi inadempienti: chi faceva resistenze alle vaccinazioni non porta più i figli da noi o nel frattempo sono passati alle primarie, dove sono accettati ma rischiano una multa – dicono da lungadige Rubele –. Gli inosservanti lo scorso anno sono stati qualche punto percentuale sul totale, ma è difficile avere dati precisi, perché alcuni genitori hanno ritirato il figlio senza indicare questa come motivazione, quindi il numero potrebbe essere sottostimato». Pochi i casi in cui ci sono state manifestazioni plateali dei genitori no-vax. «A noi dispiace non accettare i bambini a scuola, ma quelli non vaccinati pagano una negligenza dei genitori», sottolinea Garonzi.
Il tutto, poi, avviene su un terreno sdrucciolevole, perché il quadro normativo rischia di cambiare da un momento all’altro. «Viviamo alla giornata e questo complica il nostro lavoro, soprattutto sul piano delle relazioni con le famiglie: lo Stato ha scaricato sulla scuola la questione sanitaria», conclude Garonzi. Si aggiungono poi altre criticità: la chiamata delle maestre alle statali, che arriva a fine agosto e mette in difficoltà le paritarie, così come il cronico ritardo nello stanziamento dei fondi. Ad oggi, per l’anno 2019, né il Ministero dell’Istruzione né la Regione hanno versato un euro alle scuole, che intanto però devono pagare gli stipendi a personale e fornitori.

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