Un reddito da aggiustare
Acclarato il fatto che la povertà non è stata abolita tramite decreto legge, occorre oggi mettere le mani al cacciavite e sistemare tutte le storture
In un momento storico in cui milioni di italiani si trovano in difficoltà economiche, si scopre – lo scopre pure l’Inps, che lo eroga – che il reddito di cittadinanza non assolve al suo dovere: finisce spesso nelle mani sbagliate, non arriva a chi dovrebbe arrivare. Addirittura un’interrogazione parlamentare di alcuni parlamentari del Movimento 5 Stelle (che lo ha fortemente voluto e quindi introdotto) denuncia il fatto che il reddito di cittadinanza escluda quasi due terzi dei poveri residenti in Nord Italia.
Peggio ancora: simulazioni condotte dall’Inps affermano che la metà dei percettori non è realmente povero, e solo il 14 per cento dei poveri cosiddetti relativi lo percepisce.
L’idea in sé non era malvagia, anche se già pre-esistente – il reddito di inclusione: si è cambiato nome per ragioni politico-partitiche, è stato esteso ma con modalità raffazzonate e mal congegnate. Così com’è, il reddito di cittadinanza esclude tantissimi poveri stranieri; penalizza le famiglie numerose rispetto ai single; penalizza chi è povero ma proprietario di casa sua.
Non esistono poi controlli per evitare che finisca nelle mani sbagliate, a cominciare da quelle degli evasori fiscali, poveri solo di fronte alla dichiarazione dei redditi; non ha generato alcun posto di lavoro tramite quelle politiche attive che erano compito dei cosiddetti navigator: gli unici ad avere guadagnato un posto di lavoro, seppur inutile.
Infine, le cifre erogate non tengono minimamente conto delle differenze anche rilevanti di costo della vita esistenti nel nostro Paese: così 780 euro erogati a chi abita in un paesino dell’Aspromonte non hanno lo stesso valore di quelli che vengono dati a chi abita a Verona o a Bolzano. Non è un caso, infatti, che i poveri più trascurati dal reddito di cittadinanza siano quelli residenti nel Nordest: hanno redditi troppo alti (stando ai parametri di legge) per accedere alla misura solidaristica; troppo bassi in realtà per poter vivere in maniera dignitosa.
Urgono correttivi, giusto per non sperperare un’ingente massa di denaro che ogni mese fuoriesce dalle casse pubbliche. Acclarato il fatto che la povertà non è stata abolita tramite decreto legge, occorre oggi mettere le mani al cacciavite e sistemare tutte queste storture, per rendere il reddito di cittadinanza – o comunque vogliamo chiamarlo – uno strumento efficace nella lotta alle povertà. Che nei prossimi mesi cresceranno in maniera preoccupante. Meglio aggiustare, che sbagliare.
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