Sono state cinque veronesi illustri. Ora il loro nome s’incontra per strada
di ADRIANA VALLISARI
Saranno intitolate a loro le rotatorie lungo corso Milano. Si sono distinte per cultura, diritti e carità. Finalmente nobilitate
di ADRIANA VALLISARI
Sono state figure straordinarie per il loro tempo, eppure i loro nomi sono ancora troppo poco conosciuti. L’8 marzo, però, cinque donne illustri della nostra città saranno ricordate pubblicamente. E per sempre: a ciascuna di loro verrà intitolata una rotatoria in corso Milano. L’iniziativa è partita dalla Consulta delle associazioni femminili, composta da 19 realtà, col supporto degli assessorati alle Pari opportunità e ai Servizi demografici. «È stato un lavoro corale ed entusiasmante, supportato dall’amministrazione comunale – spiega Annamaria Sanson, presidente della Consulta –. In Italia le vie e le piazze intitolate alle donne oscillano tra il 3 e il 5%, e in prevalenza sono dedicate a sante o Madonne. La toponomastica è un lascito alle nuove generazioni, così abbiamo voluto colmare questo divario, proponendo cinque donne meritevoli».
Chi sono queste veronesi insigni? Andando in ordine di nascita, si trova Eugenia Vitali (1858-1930), colta ebrea di origini ferraresi, trasferitasi in riva all’Adige nel 1880, in seguito alle nozze con Guglielmo Lebrecht. È la quarta donna ammessa in Società Letteraria, nel 1907; si occupa di filosofia, poesia e letteratura. «Grande appassionata di teatro, difese sempre i diritti delle donne e fu suffragista», ricorda Sanson.
C’è poi Delia Pollini (1861-1917), nata a Parma ma residente a Verona dal 1863, dopo il matrimonio col generale Enrico Dal Negro. Nel 1915 fonda e dirige l’Ufficio Notizie per le famiglie dei militari di terra e di mare. «Fece un lavoro enorme per tenere in contatto le famiglie con chi era al fronte, documentato da un vasto archivio storico», precisa.
È stata invece una mecenate della musica Clara Zoboli (1887-1964), coniugata con Umberto Boggian. Di origini modenesi, col marito diviene una strenua promotrice della vita culturale della città fino alla morte, quando donerà il palazzo di famiglia per finalità musicali: lì oggi ha sede la succursale del Conservatorio.
Ha speso la vita per il sociale Margherita Pettenella (1904-1989), nativa di San Pietro di Morubio. Cattolica fervente, per 30 anni fu segretaria diocesana dell’Unione Donne e poi figura di spicco dell’Azione cattolica. «Andava in stazione a cercare le giovani più povere e sole; donò il suo palazzo di via Pigna all’associazione Protezione della Giovane, di cui fu presidente», dice Sanson.
Promotrice di opere di bene fu pure Maria Trabucchi (1909-2005), moglie di Aurelio Clementi. In pieno spirito vincenziano, si occupò dei più vulnerabili. Nel 1945 fondò il Centro italiano femminile, promuovendo, fra le altre, La Casa di Carità di via Prato Santo, centro di accoglienza per le persone bisognose.
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