«Putin è figlio dell’ex Urss: per una Grande Russia farà di tutto»
di ERNESTO KIEFFER
La giornalista Yulia Demidova spiega: Putin non accetta percorsi diversi e ha bisogno di distrarre i suoi connazionali
di ERNESTO KIEFFER
Sul numero di Verona fedele che è andato in stampa poche ore prima dell'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, avvenuta nella notte fra il 23 e il 24 febbraio 2022, abbiamo pubblicato un'interessante intervista alla giornalista russa Yulia Demidova. Ne riportiamo qui un estratto; l'intervista completa si può leggere nell'edizione digitale o sulla copia cartacea in parrocchia, edicola e abbonamento.
Yulia Demidova è una giornalista russa che vive in Italia dall’aprile 2019. Ha lavorato a Mosca, come corrispondente della televisione pubblica giapponese Nhk dall’avvento di Boris Eltsin in poi, divenendo testimone della politica russa degli ultimi 25 anni. Ha fatto parte del “Kremlin pool”, il gruppo di giornalisti che ha seguito per anni i viaggi del presidente Vladimir Putin all’estero e oggi è una freelance che spesso parla dell’Italia alle radio indipendenti del suo Paese.
L’abbiamo incontrata alla vigilia della partenza per Ginevra, dove ha seguito l’incontro fra ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov e il segretario di Stato Usa, Antony Blinken. Un incontro preparatorio per il successivo summit fra il presidente americano Joe Biden e Putin, che però, alla luce delle recenti novità, potrebbe ancora essere cancellato.
– Demidova, la situazione al confine fra Russia e Ucraina sta cambiando rapidamente...
«Nei giorni scorsi c’è stata questa dichiarazione sorprendente di Putin di voler riconoscere l’indipendenza delle due provincie autonome di Lugansk e Donetsk e poi di annunciare di voler inviare truppe nella regione del Donbass allo scopo di assicurare la pace. Una decisione che ha velocizzato lo sviluppo della crisi diplomatica. Ora è difficile capire le conseguenze a lungo termine. Tutta la comunità internazionale ha condannato questa decisione come una violazione dei confini. D’altronde nessun altro Paese ha riconosciuto l’indipendenza dall’Ucraina di quei territori».
– Qual è secondo lei il vero obiettivo di Putin?
«Inizialmente sembrava che Putin fosse un leader pragmatico e che non volesse davvero la guerra. Il suo intento sembrava quello di voler tenere alta la tensione per arrivare a parlare con l’Occidente e creare nuove regole di sicurezza per la Russia. Il suo cambio di atteggiamento è probabilmente dovuto alla richiesta fatta alla Nato di non accettare più nuovi membri e addirittura di ripristinare la situazione ante-1997, anno in cui nell’organizzazione internazionale entrarono diversi Stati che prima erano sotto l’influenza dell’Unione Sovietica, come Bulgaria o Romania. Gli Stati Uniti e la Nato hanno rifiutato la proposta e a quel punto all’ambasciatore americano a Mosca è stata consegnata una risposta scritta in cui si affermava che, in assenza della disponibilità di concordare nuove regole sulla sicurezza, la Russia sarebbe stata costretta ad agire con azioni di natura tecnico-militare. Quindi è chiaro a tutti che non stiamo più parlando solo di diplomazia».
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