Non fasciamoci la testa, ma vigiliamo…
di NICOLA SALVAGNIN
Sicuramente il 2023 non sarà un anno di corsa come lo sono stati il 2021 e il 2022. Ma già ora le previsioni si stanno facendo via via più morbide
di NICOLA SALVAGNIN
Vabbè, saranno pochi decimali di punto, ma il fatto è che il prodotto interno lordo italiano è cresciuto più delle stime governative, più di quelle fatte da prestigiosissime realtà internazionali: nel 2022 derelitto abbiamo sfiorato il +4%. Non solo corriamo tanto, non solo corriamo più di tantissimi altri Paesi dell’Occidente, ma la cosa più strana e positiva è che… l’Italia corre. È trent’anni che zoppichiamo, giriamo in tondo, insomma non cresciamo. E si pensava che la pandemia ci avrebbe messi in ginocchio. Invece no.
Ma il 2023 sarà di sangue e lacrime, si dice. Sicuramente non sarà un anno di corsa come lo sono stati il 2021 e il 2022. Ma già ora le previsioni si stanno facendo via via più morbide rispetto ad un Pil che si profetizzava addirittura in leggera regressione. Invece a dicembre 2022 si ipotizza che i prossimi dodici mesi saranno a crescita zero o attorno a lì.
Ci sono però delle incognite enormi che gravano sopra la testa dell’economia italiana, e non solo: ricordiamoci che le nostre due fonti principali di vera ricchezza arrivano dalle esportazioni (e quindi ogni tempesta oltralpe fa sentire i propri effetti pure qui) e dalle entrate turistiche, che sono esplose in questo biennio; ma sempre in equilibrio fragile.
Si diceva delle spade di Damocle che ci girano attorno: la più pericolosa è il caro-energia, che ha fatto esplodere l’inflazione e penalizzato alquanto la produzione di beni e servizi. In parallelo, il caro-materie prime, che per un Paese trasformatore qual è l’Italia, è un incubo. È aumentato tutto: dal legname ai fertilizzanti passando per l’anidride carbonica usata per gasare l’acqua minerale…
Però anche qui ci sono ragioni per essere più ottimisti: è previsto che il prezzo dell’energia cali a livelli più accettabili, raffreddando nel contempo l’inflazione; pure diverse materie prime stanno “calmandosi” e sono meno soggette e fenomeni speculativi; metti mai infine che la follia della guerra abbia termine: sarà un bene per tutto e tutti.
L’altra grande incognita (ma non è una spada pendente) è data dal Pnrr: cominceremo ad utilizzare quei miliardi di euro in arrivo dall’Europa e che – se ben spesi – metteranno il turbo alla nostra economia per tutto il decennio. Ce n’è insomma per non fasciarci la testa, ancor prima che il 2023 emetta i suoi primi vagiti.
Non sei abilitato all'invio del commento.
Effettua il Login per poter inviare un commento