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La sferzata di papa Francesco: «Signori, cambiamo quest’economia»

Il successo di Economy, l’inizio di un lavoro che sta a tutti noi portare avanti

Parole chiave: The Economy of Francesco (2), Papa Francesco (121)
La sferzata di papa Francesco: «Signori, cambiamo quest’economia»

Anche un quotidiano non certo “tenero” con il mondo cattolico come la Repubblica, nel suo inserto economico Affari e Finanza, si accorge di quella che definisce la “Francesconomics”. Finanza responsabile, nuovi modelli di produzione e consumo, lotta alle disuguaglianze, tutela dell’ambiente: ecco la teoria economica del Papa, dice il giornale un tempo paladino della sinistra italiana.
Già. La Chiesa, i cattolici stanno cominciando a dire la loro in maniera molto più articolata, profonda e convinta sull’economia che c’è e soprattutto su quella che dovrà essere. Per due ragioni. La prima è che il fallimento delle utopie comuniste ha dato via libera a un liberismo che ha sì innalzato i redditi del mondo intero. Ma secondo la media del pollo di Trilussa, con disuguaglianze sociali sempre più marcate ovunque e con nuove frontiere di sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Se non intervengono Marx e la rivoluzione per storico fallimento, è ora che qualcuno raddrizzi la barra in direzione di un nuovo umanesimo.
E poi il mondo cattolico deve recuperare quel ruolo centrale nella produzione e nella gestione della ricchezza collettiva che ha avuto per lungo tempo e che ha generato tanto benessere e sviluppo. Cent’anni fa le cooperative, le banche, le assicurazioni furono spesso di matrice cattolica. Cos’è rimasto di quel patrimonio? Poco o quasi nulla, qui in Italia.
Intanto il mondo è cambiato a una velocità siderale, si affaccia l’intelligenza artificiale, la digitalizzazione delle nostre vite, una globalizzazione totale di merci e persone. Questo cambiamento va gestito con intelligenza e soprattutto con valori. Cristiani. Oppure l’unico valore sarà il profitto senza limiti di chi ha, fatto sulle spalle di chi non ha.
Francesco il pontefice ha allora guardato a Francesco il santo, a quel cattolicesimo che da secoli s’inventa la finanza, il monte dei pegni, una produzione sostenibile e vicina all’uomo. Ha convocato le menti più agili e le forze più giovani di questo pianeta ad Assisi, dapprima personalmente e poi on line senza farsi fermare da una pandemia che comunque sta obbligando tutti a riconsiderare il futuro.
Francesco il pontefice sta anzitutto mettendo ordine a casa sua, nelle finanze vaticane (e ha chiamato anche un manager veronese come Alberto Minali a dare una mano); sta delineando con le encicliche la strada del futuro; sta sollecitando le generazioni più giovani a prendere in mano il futuro. Non esaltiamoci: siamo all’inizio del percorso. Ma aver indicato una via – e che via! – a tutti permette almeno di valutare la scelta, arrivati al bivio: prendo la comoda vecchia strada? O quella di un cambiamento che vuole migliorare l’umanità intera?

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