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È tutta una grande truffa: cari anziani, state attenti che...

di GIORGIO MALAVASI

Prudenza soprattutto al telefono e fate sempre una verifica se chiedono soldi

È tutta una grande truffa: cari anziani, state attenti che...

di GIORGIO MALAVASI

Prudenza, prudenza, prudenza. E stare in campana. È il consiglio di fondo da dare sempre di più a tutti, ma soprattutto agli anziani. Perché la truffa perpetrata con il telefono o via computer è sempre più diffusa e i truffatori inventano sempre nuovi modi per alleggerire il conto in banca altrui.

Lo fa presente Michele Fioretto, vicequestore aggiunto e vicedirigente del Cosc veneto, il Centro operativo di sicurezza cibernetica del Veneto. La lista delle modalità utilizzate è piuttosto lunga e per chi voglia saperne i dettagli il consiglio è di visitare il sito www.commissariatodips.it. Ma ci sono alcune truffe che ricorrono più spesso.

«Una delle più frequenti – esemplifica il vicequestore Fioretto – è la telefonata da parte di un interlocutore apparentemente affidabile, che si presenta come operatore di polizia o di un ufficio anti-frodi della banca in cui si ha il conto corrente. Non è che il malfattore sappia in che banca abbiamo i soldi, ma citando le più diffuse sa che prima o poi farà centro; oppure è preparato per indurre l’interlocutore a dire qual è la sua banca di riferimento. Dice poi che qualcuno sta facendo operazioni sospette sul conto corrente della persona cui si telefona e che per mettere al sicuro i soldi si rende necessario lo spostamento del denaro su un conto definito sicuro.

«Io l’ho solo avvisata – dirà a un certo punto il truffatore – ma fra poco riceverà la telefonata dell’ispettore di polizia XY o del funzionario di banca WZ, che la informerà nel dettaglio». E infatti in brevissimo tempo la telefonata arriva davvero e, sul cellulare del malcapitato, appare il numero della stazione di polizia più vicina o della filiale della banca presso cui si ha il conto. Questa trovata tecnologica e truffaldina – precisa il vicequestore – si chiama spoofing e consiste appunto nel chiamare da un numero diverso, facendo però in modo che appaia sul cellulare del destinatario un altro numero, ritenuto affidabile. La vittima risponde, chi è all’altro capo del telefono gli racconta di nuovo la storia che i suoi risparmi sono a rischio perché ci sono operazioni sospette sul conto e gli spiega come fare a trasferire i soldi “al sicuro”.

«Viene cioè invitato – aggiunge Fioretto – a portarsi ad uno sportello di un ufficio postale o ad un bancomat presso una banca per fare dei bonifici su conti dichiarati sicuri, ma che in realtà sono quelli dei truffatori. I danari vengono poi velocemente dispersi in mille rivoli». Ciò su cui si gioca è la fretta: fra la prima e la seconda telefonata passano pochi minuti, per cui uno non fa in tempo a riflettere, a chiedere informazioni a parenti e conoscenti... La cosa migliore, invece, se chi ha chiamato si è dichiarato poliziotto, è cercare il numero di telefono della stazione da cui si è detto sia partita la chiamata e chiamare direttamente. In ogni caso sapendo che «nessuna forza di polizia – sottolinea Michele Fioretto – chiede di spostare dei soldi da un conto all’altro, mai». In ogni caso ci si può sempre affidare ai numeri di emergenza: 112 e 113 per chiedere informazioni e cosa ci sia di vero. «E magari sentire la propria filiale di banca. Mai, comunque, avere fretta».

Il secondo aspetto su cui i truffatori fanno leva è l’emozione. «Una truffa che va per la maggiore – prosegue il vicequestore – è quella del presunto incidente occorso al figlio o alla figlia di chi si vuole truffare. Anzi, in genere è l’incidente causato dal figlio o dalla figlia che, se non paga subito l’avvocato che dovrà difenderlo/a, rischia anni di galera. Normalmente il truffato è una persona fragile, specie un anziano. Lo shock emotivo, l’invito a risolvere un problema urgente entro breve termine induce la vittima a fidarsi della persona che si presenta normalmente come carabiniere o poliziotto».

Anche in questo caso ci si difende prendendo tempo. Si mette giù il telefono e, prima di fare mosse azzardate, si chiamano i congiunti. E ancora: attenzione alla truffa del messaggio. Quando si riceve un sms su cui è scritto qualcosa tipo “Papà, ho perso il telefono. Questo è il mio nuovo numero, puoi salvarlo e scrivermi su whatsapp?”, è meglio telefonare al solito numero di cellulare del figlio o alla moglie o ad altri congiunti per chiedere informazioni. Anche questa, comunque, è una truffa fatta come se fosse una pesca a strascico: chi la tenta, non sa se l’interlocutore ha figli, ma inviando un numero enorme di sms qualcuno ci sarà. Ancora sul versante tecnologico c’è la truffa via Whatsapp. Quando si installa Whatsapp su un nuovo numero, infatti, il vecchio numero riceve un messaggio con un codice che, se inserito, carica il profilo Whatsapp sul nuovo numero, scollegando quello vecchio.

«La truffa – spiega Fioretto – funziona così: arriva un messaggio che dice “Ciao, sono X, ti ho inviato per errore un codice; per cortesia puoi reinviarmelo? Chi scrive è il criminale, che sta cercando di impossessarsi su un altro numero del mio profilo Whatsapp. Se io cedo quel codice, il mio profilo si sposta su quello che Whatsapp crede sia il mio nuovo dispositivo e i truffatori si impossessano del mio profilo Whatsapp con tutti i contatti. A quel punto le persone di cui ho il contatto ricevono dal profilo che dovrebbe essere mio ed è quindi ritenuto affidabile una richiesta come questa: “Mi trovo in difficoltà, mi hanno bloccato la carta di credito, non riesco a chiudere l’acquisto che sto facendo. Mi puoi inviare 100, 300, 500 euro su questo conto?”. Ragione per cui è bene diffidare quando si riceve il messaggio “Ti ho inviato per errore un codice”: vuol dire che quell’amico è stato “bucato”».

E infine, per concludere con un nuovo invito alla prudenza, un’altra truffa non rara. Poniamo che una persona scelga on line l’assicurazione per la sua auto. Gli arrivano i documenti, i tagliandi e sembra tutto a posto. Poi un giorno lo ferma il vigile e gli dice: «Lei non è assicurato». Così si prende una multa e una denuncia. «Ricordiamoci sempre una cosa», spiega il vicedirigente della Polizia postale veneta: «Se andiamo su siti noti o andiamo di persona in un ufficio, difficilmente cadremo in una truffa. Bisogna diffidare invece di quelle offerte trovate in spazi digitali improvvisati o che hanno forme di contrattazione anomale. Quando vediamo che il nostro interlocutore propone: “Spostiamoci su Whatsapp, le mando lì i documenti”, oppure che arriva una mail da un indirizzo astruso, diffidiamo. Le società di assicurazione serie hanno un loro dominio noto; se la mail arriva da un indirizzo strano o segue canali di comunicazione inusuali, non c’è da fidarsi». 

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