Chi bussa alla porta? Attenzione al gatto e la volpe
Truffe e raggiri ai danni delle persone anziane. La Quesura scaligera: prudenza
Non sembrano accorgersi dello scorrere del tempo le truffe a danno delle persone anziane. L’arte del raggiro, insomma, pare non invecchiare mai. Anzi… A sentire i resoconti delle forze dell’ordine, c’è sempre qualche ventata di freschezza da parte dei malintenzionati (in genere si tratta di insospettabili) nell’escogitare azioni truffaldine per prendere di mira i soggetti più deboli, facendo leva sui sentimenti e sulle fragilità connesse all’età. Specialmente durante il periodo estivo quando, complici le vacanze dei propri cari, molti anziani rimangono a casa da soli.
La casistica è varia e variegata nelle declinazioni a sentire il resoconto di Anna Capozzo, dirigente dell’Ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico della Questura scaligera, che riprende il messaggio della quarta campagna nazionale “Più sicuri insieme” presentata lo scorso maggio a Roma dalla Polizia di Stato d’intesa con l’Associazione nazionale anziani e pensionati di Confartigianato (Anap).
La prudenza non è mai troppa, perché le truffe sono all’ordine del giorno. C’è il finto tecnico del gas che, dopo aver esibito un tesserino di riconoscimento fasullo, ha utilizzato la scusa della lettura del contatore per intrufolarsi nell’abitazione e far man bassa di contanti e monili. C’è chi, palesando di conoscere il figlio della vittima, è riuscito addirittura a farsi accompagnare al bancomat per prelevare dei contanti che sarebbero serviti al familiare in difficoltà perché ricoverato in ospedale. C’è il finto carabiniere che si è presentato all’uscio perché sulle tracce di alcuni ladri e ha trovato con facilità la porta aperta grazie al senso di sicurezza che infonde una divisa. Oppure le due donne, ovviamente complici, che hanno circuito l’ignaro nonnino inventando antiche conoscenze di gioventù: la scusa perfetta per distrarre il malcapitato, che al termine della piacevole chiacchierata si è ritrovato senza portafoglio e orologio.
«Abbiamo registrato un leggero incremento delle truffe a danno degli anziani nel triennio dal 2016 al 2018. Dato da leggere con attenzione, perché si riferisce agli episodi denunciati, quindi alla maggiore acquisita consapevolezza dell’anziano che si è sentito truffato e ha deciso di riferire l’accaduto alle forze dell’ordine», ha evidenziato. «Non trascurabile – ha tenuto a precisare la dirigente – è lo stato d’animo della persona anziana che si sente ingannata, che prova una sorta di vergogna nel definirsi soggetto appartenente a fasce sensibili e che ha quindi qualche remora a chiedere aiuto».
A scattare una fotografia più dettagliata del fenomeno sono i numeri presentati nella Capitale: le vittime totali di truffa sono passate dalle 104.081 del 2016 alle 105.468 del 2017 per raggiungere quota 114.031 (di cui 19.906 over 65) lo scorso anno. Nei primi quattro mesi del 2019 i truffati sono stati 31.786, di cui 6.154 ultrasessantacinquenni: cifre in calo se raffrontate allo stesso periodo del 2018. La fascia d’età più a rischio è quella compresa tra i 65 e i 70 anni, mentre se si guarda il genere, si tratta in prevalenza di uomini.
Dai truffati ai truffatori: quelli denunciati sono passati dai 37.809 del 2016 ai 41.929 del 2018; nei primi quattro mesi di quest’anno sono stati 16.115 (+1.347 rispetto ai mesi da gennaio ad aprile dello scorso anno). Delinquenti perlopiù insospettabili: «Veri e propri professionisti che praticano il “mestiere” della truffa da generazioni», segnala Capozzo, mettendo in guardia la cittadinanza. Snocciola poi una serie di consigli, che nel dettaglio si possono trovare in un vademecum appositamente diffuso dalla Polizia di Stato.
«Invitiamo innanzitutto le persone di buona volontà che abitano accanto a una persona anziana a tenere gli occhi bene aperti e a segnalare movimenti o viavai sospetti attorno alle abitazioni», continua. Anche gli impiegati di banca sono sollecitati a intervenire se vedono che l’anziano è avvicinato da strani soggetti o se compie richieste inusuali allo sportello.
Una delle regole auree, se si è da soli in casa, «è non aprire la porta a nessuno. La prima arma di difesa è evitare il contatto con questi individui. Vale lo stesso per il telefono: davanti alle richieste avanzate, meglio riattaccare il ricevitore e interrompere la telefonata», spiega. Il suggerimento è prendersi il tempo per attuare le opportune verifiche e, se in un momento di confusione non si ricorda tempestivamente il numero di telefono del figlio, contattare le forze dell’ordine ai numeri 112, 113 o 117.
«Attorno agli anziani – conclude – deve crearsi una rete solidale», chiosa. Una trama di relazioni che, oltre ai familiari, devono allargarsi ai luoghi frequentati dalle persone coi capelli argentati: l’edicola, il panettiere, il bar, la banca o l’ufficio postale. Più occhi osservano certamente meglio di due.
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