Amore malato
Femminicidio, si continua a morire. Il rapporto Femminicidio e Violenza di genere in Italia, aggiornato al 2018, parla di 142 nuovi casi (per un incremento dello 0,7%), 78 dei quali avvenuti per mano di partner o ex partner, il resto ad opera di familiari. Ogni quindici minuti, inoltre, una donna subisce maltrattamenti.
I riflettori di stampa e istituzioni sono puntati sul “fenomeno” ormai da tempo. Tant’è che il legislatore ne ha persino ricavato un reato autonomo. Molte donne sopravvissute, poi, affidano il proprio dramma alle pagine di un libro, di modo che la storia personale serva da testimonianza a tante altre “facili prede”.
Eppure, di femminicidio si continua a morire. Il rapporto Femminicidio e Violenza di genere in Italia, aggiornato al 2018, parla di 142 nuovi casi (per un incremento dello 0,7%), 78 dei quali avvenuti per mano di partner o ex partner, il resto ad opera di familiari. Ogni quindici minuti, inoltre, una donna subisce maltrattamenti. Mentre, in Veneto, una donna ogni 300 abitanti si rivolge ai centri antiviolenza (il 67% delle richiedenti aiuto è composto da donne italiane, colte e benestanti).
A colpire è un’«amore malato». Lo stesso di cui per anni sono state vittime giulia, Alexa, Consuelo, Francesca, Antonietta, Micaela, “Voci dall’ombra” dello spettacolo andato in sena al Cinemateatro San Massimo in occasione della Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne.
Sei testimonianze di detenute del carcere di Montorio (per fatti per lo più connessi alla fragilità e disagio creati dalla stessa violenza loro perpetrata), trasformate in una performance toccante e pregna di spunti. Spunti per «imparare a non giudicare», come ha ad esempio sottolineato Paola Tacchella, referente dell’associazione Microcosmo, co-organizzatrice dell’evento insieme all’associazione culturale Licinio Vantini ed E.L. Verona. «Siamo di fronte a donne con percorsi (dentro e fuori dal carcere) molto personali, che meritano di essere conosciuti. Sia per comprendere a quali derive può condurre la violenza di genere, sia per abbattere i pregiudizi di cui la popolazione carceraria è ancora facilmente vittima».
Grazie agli iter di accompagnamento psicologico e di riabilitazione sociale promossi da Microcosmo, le voci dall’ombra diventano così «volti nella luce», in grado di trasmettere un messaggio di forza e di speranza anche a quella fetta di sommerso femminile intrappolata dietro le sbarre della paura, che aspetta solo una parola di incoraggiamento e una mano tesa.
«Sono convinto che per sconfiggere questa quotidiana guerra di alcuni uomini contro le donne, sia necessaria una rivoluzione culturale che parta e salga dalle nostre case, scuole, chiese, e anche da serate come questa», ha fatto sapere Gianpaolo Trevisi, direttore della scuola di Polizia di Peschiera, a mezzo di una missiva letta dal palco. «Dobbiamo invertire la rotta e diventare un Paese in cui sia prioritario insegnare agli uomini a non stuprare, più che insegnare alle donne le tecniche di difesa per non farsi violentare. Certo, dobbiamo pure insegnare alle ragazze come accorgersi dei primi sintomi di un amore malato, ma soprattutto dobbiamo insegnare ai ragazzi cosa significa l’amore. Bisogna fare capire loro che questo sentimento si basa sul reciproco rispetto e fiducia, e che quando si ama, non si diventa proprietari di una persona». Amare non è sempre facile: ci vuole impegno, passione e costanza. «Ma è anche vero, che l’amore è l’unica cosa che ci permette di sopravvivere anche oltre la morte, nei pensieri di chi ci è stato accanto», ha conlcuso Trevisi, congratulandosi con gli organizzatori dell’iniziativa.
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