Aiutini…
di NICOLA SALVAGNIN
Gli aiutini di Stato sotto forma di incentivo agli acquisti si sono moltiplicati a dismisura in questi ultimi anni, fino a toccare le vacanze e i trattamenti termali
di NICOLA SALVAGNIN
La vita è tutta un bonus, anche se questa proliferazione di bonus forse è anche un poco malus. Dalle auto alle bici, dalle finestre ai condizionatori, dagli arredi alle facciate delle case, dai giardini alle ristrutturazioni: gli aiutini di Stato sotto forma di incentivo agli acquisti si sono moltiplicati a dismisura in questi ultimi anni, fino a toccare le vacanze e i trattamenti termali. Laddove c’è il bonus, l’italiano apre il portafoglio: si pensi che il bonus terme ha registrato il tutto esaurito (nel senso di stanziamento “divorato”) nel giro di poche ore.
La spintarella fiscale ogni tanto ci sta bene. Anche perché favorisce chi le tasse le paga. Altra cosa sono gli incentivi di cui tutti possono godere, anche se a volte il godimento è limitato a limiti di reddito certificati dall’Isee. Vedi il bonus televisioni.
Questi aiuti stimolano i comportamenti virtuosi – le ristrutturazioni edilizie, l’abbellimento dei condomini, l’efficientamento energetico –; spingono i grandi e necessari cambiamenti, vedi gli incentivi alla rottamazione delle auto o delle caldaie più inquinanti; aiutano gli italiani in passaggi obbligati da determinate leggi o esigenze, come nel caso della sostituzione di tivù senza i nuovi decoder.
Servono (anche) per sostenere alcune filiere produttive e commerciali, in difficoltà o con necessità di “stimoli” per vari motivi: dagli elettrodomestici agli arredamenti.
Quindi tutto bene? Fino ad un certo punto, per due ragioni.
La prima è che gli incentivi pubblici costano, sono denaro di tutti che va ad alcuni. In alcuni casi (vedi le ristrutturazioni edilizie) sono efficaci, intelligenti e con ritorni economici pari agli investimenti; in altri rischiano di essere denaro buttato via. E se il mantra è quello di “razionalizzare la spesa”, ebbene qui si va in direzione ostinata e contraria.
La seconda ragione è strutturale: sono una “droga”. Finché ci sono, il meccanismo funziona. Se li togli, rischi l’effetto contrario. Quindi, come gli stupefacenti, danno dipendenza. Se provi a modificarli o cancellarli, viene giù il mondo o comunque quel piccolo mondo che sul bonus aveva edificato il presente e parte del futuro. Quindi per i bonus vale per loro un altro motto latino: cum grano salis.
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