Golosine: da settant’anni una comunità viva in un quartiere di anziani e immigrati
di SILVIA ALLEGRI
Il 7 gennaio, con la Messa presieduta dal vescovo Domenico Pompili, ha festeggiato un traguardo importante: il 70° anniversario
di SILVIA ALLEGRI
È la prima parrocchia del dopoguerra fondata fuori dalla cinta urbana, quella di Santa Maria Assunta, nel quartiere Golosine. E domenica 7 gennaio, con la Messa delle 10 presieduta dal vescovo Domenico Pompili, ha festeggiato un traguardo importante: il 70° anniversario. La storia di questa comunità, in realtà, nasce ancora prima: nella festa di San Giuseppe, il 19 marzo 1950, venne inaugurata la cappella annessa all’Istituto delle Suore Terziarie Carmelitane di Campi Bisenzio (Firenze) che aprivano in quell’anno con tre classi elementari, scuola materna e scuola lavoro. E nella cappella prestavano servizio i padri Carmelitani scalzi di Tombetta.
L’anno successivo arrivò don Bruno Trezza, il sacerdote diocesano mandato dal Vescovo per curare la formazione della nuova parrocchia della quale sarebbe diventato il primo parroco; nel 1952 si posero le basi per dare inizio alla costruzione della chiesa provvisoria; il 12 luglio 1953 fu benedetta da monsignor Pietro Albrigi, vicario generale, dedicandola a Santa Maria Assunta per desiderio del Vescovo e in linea con la volontà del Santo Padre di avere in ogni città un luogo che testimoniasse la proclamazione del dogma dell’Assunzione in corpo e anima di Maria in cielo, avvenuta il 1° novembre 1950.
Il 30 dicembre 1953 la parrocchia fu eretta canonicamente, e il 6 gennaio 1954 entrò in vigore il decreto vescovile, in una giornata di neve e di freddo che è ancora impressa nella memoria di tanti parrocchiani. Sembrava grande, allora, questa chiesa, che sorgeva in mezzo alla campagna. Ma poi avvenne un’incredibile e rapidissima trasformazione. Lo racconta don Enrico Ridolfi, parroco moderatore, insieme al co-parroco don Luca Bonesini: «La scelta di istituire qui una parrocchia nacque proprio nel periodo in cui si stavano costruendo le prime case popolari: basti pensare che nel 1953 giunsero gli inquilini dell’Ina-Casa, cento famiglie che vennero ad abitare in via Gaspare del Carretto. Altri edifici e palazzine sorgevano nel frattempo nei dintorni, e così la chiesa che fino a pochi mesi prima era giudicata troppo grande divenne già piccola».
E prosegue: «Nel territorio della nostra parrocchia e di Santa Lucia Extra c’è la più alta percentuale di anziani di tutta Verona. Sono ancora tanti i cittadini venuti ad abitare qui negli anni ’50, e frequentano numerosi il circolo Noi, partecipando anche alle varie attività, tra cui la sagra che si tiene ogni anno in giugno, e dura otto giorni. Ci sono poi tanti stranieri: essi costituiscono il 25% della popolazione residente. La notte di Natale metà della chiesa era riempita da loro: srilankesi, soprattutto, ma anche moldavi, romeni, africani. Molti di loro frequentano l’oratorio e il Grest estivo. E nel nostro centro di ascolto, aperto tutte le settimane, arrivano sempre più numerosi per chiedere un aiuto economico. Abbiamo anche l’Emporio della solidarietà, i volontari della San Vincenzo e alcuni ministri della comunione laici, che danno una mano in chiesa e portano l’Eucaristia ai malati».
Unica nota dolente, ci dice don Enrico, sono i pochi chierichetti: «Ne abbiamo quattro, di cui tre srilankesi. Ci piacerebbe vedere con maggiore continuità i bambini e i ragazzi, e questo sarebbe più semplice se anche le famiglie frequentassero regolarmente la parrocchia». Un tema, quello dei giovani, che sta a cuore ai due parroci, anche per sconfiggere la microcriminalità offrendo ai ragazzi una valida alternativa alla strada. «La zona non è così difficile come a volte si potrebbe pensare leggendo le notizie di cronaca, ma è un dato di fatto che i rischi ci sono, e basti pensare alla ludopatia così diffusa, anche se poi quando si organizzano incontri si presentano in pochi». Il lavoro da fare non manca, insomma, in questa popolosa, vivace e multietnica parrocchia di periferia.
Nella foto in alto, da sinistra don Luca Bonesini e don Enrico Ridolfi accanto alla chiesa parrocchiale.
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