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“In cammino per la pace” alla Festa dei popoli

di PAOLO ANNECHINI

Domenica 26 maggio a Villa Buri la 33ª edizione della manifestazione

“In cammino per la pace” alla Festa dei popoli

di PAOLO ANNECHINI

Domenica 26 maggio si terrà la 33ª edizione della Festa dei popoli, quest’anno dal titolo “In cammino per la pace”. La Festa inizierà alle 12.30 sui prati di Villa Buri a San Michele Extra, con l’apertura degli stand gastronomici e alle 15 ci sarà l’inizio dello spettacolo con danze, musiche, laboratori, artigianato, spettacoli per bambini. Abbiamo sentito don Giuseppe Mirandola, direttore del Centro di pastorale immigrati, che coordina il gruppo di associazioni che organizzano l’evento. 

–  Don Giuseppe, “In cammino per la pace” è lo slogan della 33ª Festa dei popoli: è vista come il prosieguo dell’Arena di pace?

«Lo slogan “In cammino per la pace” chiaramente si riferisce alla visita di papa Francesco a Verona e ancora di più all’Arena di pace e a tutto il percorso di un anno in preparazione a quanto abbiamo vissuto sabato 18 maggio. In questo itinerario c’era anche il tema delle migrazioni: pace non solo in riferimento alle guerre, al disarmo e alla nonviolenza, ma pace e giustizia come campi che toccano l’economia, il lavoro, i diritti, il tema delle migrazioni appunto, che tante volte dentro la società è elemento conflittuale. Quindi certamente lo slogan di quest’anno della Festa dei popoli ha tratto spunto dall’Arena di pace». 

– Tra pace e migrazioni vi è quindi uno stretto legame...

«Il documento del tavolo riguardante le migrazioni di Arena di pace parla proprio di questo. Se vogliamo sviluppare contesti di pace dobbiamo fare attenzione all’accoglienza e ai cammini di integrazione dei migranti nella società. Dobbiamo sviluppare pari opportunità, un aspetto che non appare mai ma che invece è elemento cardine dove ci giochiamo il futuro. Pari opportunità vuol dire accesso senza particolari ostacoli alla sanità, all’istruzione, ai diritti nel mondo del lavoro e tutti conosciamo la piaga del caporalato, del lavoro nero o sottopagato che si alimenta in modo particolare nel mondo delle migrazioni. Pari opportunità anche per avere una casa, un affitto… In sostanza dobbiamo riconoscere dignità ai migranti, portatrice di diritti non frutto della nostra buona volontà ma derivanti dalla Costituzione, posta a fondamento del nostro vivere civile e pacifico». 

– Come si svolgerà la festa? C’è un film rouge oramai consolidato...

«Possiamo dire che si svilupperà con la consueta kermesse di musica, canti, danze, facendo leva anche sulle proposte di giovani musicisti. E poi il cibo tradizionale dei popoli (che rappresenta da sempre un’occasione per conoscere tradizioni e culture diverse), artigianato, laboratori rivolti ai bambini per favorire l’incontro e la capacità di riconoscersi dentro una società sempre più multietnica e multiculturale. L’importante è da sempre il clima che si crea nella festa, favorito dalla musica e dal cibo che hanno una grande capacità di generare incontro e nell’incontro rompere gli stereotipi, spesso le paure verso il diverso, il non conosciuto».

– Cosa significa la Festa dei popoli per la città e la diocesi di Verona?

«La festa mantiene il suo valore di sempre, che è l’incontro tra culture diverse che abitano la città. I tempi cambiano, e la festa con loro. Oggi abbiamo le seconde e in alcuni casi le terze generazioni, giovani nati a Verona con background migratorio, figli di immigrati arrivati dai vari Paesi del mondo. Sono loro con le loro proposte e le loro idee che diventano sempre più protagonisti della festa. Rappresentano numeri importanti che troviamo nella scuola e nel lavoro. C’è la necessità di prendere sul serio le loro aspettative e le loro aspirazioni. Tutto questo è Festa dei popoli. Appuntamento quindi domenica a Villa Buri!».

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