Il pettine e i nodi
di NICOLA SALVAGNIN
La guerra in Ucraina ha fatto venire alla luce le contraddizioni del nostro Paese in tema di energia
di NICOLA SALVAGNIN
Il conflitto russo-ucraino sta facendo venire alla luce il conflitto che gli italiani hanno da un po’ di tempo con la logica e il buonsenso. Insistiamo in direzioni dannose per i nostri interessi, o controproducenti o semplicemente assurde.
Esempio numero uno. Per motivi misteriosi in Italia esiste un forte sentimento contro le colture ogm, che non c’è in moltissime altre parti del mondo. Pensiamo che l’organismo geneticamente modificato sia il nostro se ci alimentiamo con esse, e non le piante frutto appunto di selezioni genetiche. Così abbiamo impedito l’utilizzo in Italia di tali sementi – che sono più produttive e che necessitano di meno fitofarmaci! – rendendo meno competitivi i nostri prodotti, ma acquistiamo serenamente dall’estero il mais e la soia che poi finiscono nei mangimi di praticamente tutti gli allevamenti e le acquacolture italiane… Adesso ci ritroviamo senza mangimi, e senza colture sufficienti per i nostri bisogni.
Non vogliamo estrarre il metano abbondantemente presente nel nostro territorio. Ci infastidiscono le torrette di estrazione all’orizzonte marino. Però acquistiamo oltre 70 miliardi di metri cubi di gas a cifre esorbitanti dai produttori stranieri, e lasciamo sottoterra il nostro. Né vogliamo in Italia centrali nucleari di alcun tipo: però paghiamo a caro prezzo l’elettricità creata dalle centrali che esistono appena al di là delle Alpi. Occhio non vede…
Siamo invece assai ecologisti. Ma: niente dighe perché rovinano gli ecosistemi; niente grandi centrali fotovoltaiche perché rubano terra all’agricoltura; niente pale eoliche perché sono brutte e interferiscono con le migrazioni dei volatili; niente digestori per rifiuti organici perché puzzano; niente metanodotti perché deturpano gli ulivi; niente inceneritori perché… Tante soprintendenze e comitati vari bravi a bloccare tutto: così non abbiamo niente. Oppure abbiamo discariche a cielo aperto, falde inquinate, una bolletta energetica da spèttino, che tra l’altro fa fuggire ogni investimento energivoro dal suolo italiano e tanti posti di lavoro.
Adesso ci troviamo in mezzo al guado: abbiamo poca energia che paghiamo carissima, stiamo andando verso una transizione energetica al di là da realizzarsi se non tra diversi anni. Nell’immediato, siamo costretti ad attivare le trivelle, a concedere le autorizzazioni per l’eolico in tempi rapidissimi, a riattivare le centrali a carbone (che funzionano in Europa a pieno regime in questo momento), addirittura quelle a olio combustibile. Cerchiamo disperatamente in giro per il mondo gli olii alimentari, i cereali, i fertilizzanti che produciamo in modo insufficiente.
È bastata una guerra a duemila chilometri di distanza per far emergere tutti i nodi, in un colpo solo. Tante scelte scellerate hanno creato quel pettine che ora ci tira i capelli.
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