I brividi dell’inverno italiano
di NICOLA SALVAGNIN
Si rischiano blackout programmati nelle forniture, soprattutto nella fascia oraria 16-21, verso febbraio-marzo
di NICOLA SALVAGNIN
Il Governo Draghi ha fissato alcuni paletti per l’utilizzo e quindi il consumo di gas metano negli edifici italiani, con modalità più restrittive rispetto al passato. Orbene: nessuno potrà mai controllare se, a casa sua, la famiglia Rossi terrà il termostato a 20 piuttosto che a 19 gradi. Se le docce saranno un rapido momento di igiene personale o un lungo e costoso momento di benessere. Ma si tratta di un segnale chiarissimo: bisogna tirare la cinghia sui consumi.
C’è un perché detto, e uno no. È necessario consumare meno gas perché dalla Russia ne arriverà meno, per nostra scelta. Ma il problema vero è se non ne arriverà proprio, per scelta di Vladimir Putin.
Finora, per i russi, il taglio delle forniture ai clienti europei non ha comportato grandi disagi economici perché nel frattempo il prezzo del gas è quadruplicato. Noi abbiamo dovuto riempire le riserve strategiche durante l’estate per essere più tranquilli in inverno, purtroppo comprando metano a prezzi esorbitanti (un inciso: molte piccole e medie aziende distributrici hanno i serbatoi vuoti e sono vicine al collasso).
Ma la realtà è che tale riserva non basta e non basterà, se la Russia dovesse azzerare le vendite nelle prossime settimane. E il pericolo temuto è proprio questo: ricordiamoci che siamo dentro una guerra economica (e non solo) con i russi, laddove noi vogliamo piegarli con le sanzioni economiche. E loro con le forniture di idrocarburi.
Quindi niente di più probabile di una causa – vera o inventata – che blocchi i metanodotti che collegano Russia ed Europa.
A quel punto dovremmo sperare che l’inverno non sia particolarmente freddo; che gli italiani capiscano la situazione e si adeguino; che le industrie ce la facciano, o in caso contrario che siano salvaguardate loro e i loro dipendenti. E che le riserve strategiche non siano pesantemente intaccate.
Il fatto è che i giacimenti in cui è stato immesso il gas di scorta, non possono essere svuotati anche per questioni tecniche (calerebbe eccessivamente la pressione per l’estrazione). A quel punto andrebbero ripristinati, ma se non c’è gas in arrivo? E, a quel punto, quanto lo pagheremmo il poco in circolazione conteso da tutti i clienti europei? Ma questo i russi lo sanno benissimo.
Una situazione che fa tremare. Di freddo o di paura, poco importa. Si rischiano blackout programmati nelle forniture, soprattutto nella fascia oraria 16-21, verso febbraio-marzo. Nel frattempo, regoliamoci tutti e preghiamo per un inverno mite e piovoso.
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