Globalizzata o a km 0?
Di fatto, buona parte delle produzioni agricole e alimentari italiane viene in qualche modo toccata dagli scossoni che arrivano dal mondo
Le vendite all’estero di prodotti agroalimentari italiani stanno vivendo una situazione schizofrenica. Crollano, infatti, da un lato le esportazioni negli Usa, crescono, dall’altro, quelle nel Regno Unito. Intanto, stando alle ultime analisi, l’industria alimentare continua a guadagnare terreno mentre l’agricoltura appare come inchiodata al suolo. Quanto sta accadendo, è la raffigurazione chiara delle tante contraddizioni che attraversano il vasto comparto agroalimentare nazionale che, fra l’altro, continua comunque ad essere il più ricco e rappresentativo del Paese.
Una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi al commercio extra Ue, ha messo in evidenza che con i dazi Usa entrati in vigore il 18 ottobre scorso, sono crollate del 7,7% le esportazioni italiane oltre oceano in dicembre rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, in netta controtendenza rispetto all’andamento generale. Anzi di più. Dopo una crescita sostenuta delle vendite italiane in Usa dell’11,3% nei primi dieci mesi del 2019, si è verificato – dice l’organizzazione agricola – un brusco calo anche novembre (-10,5%). Quasi contemporaneamente, sempre stando ad una analisi dei coltivatori (sulla base dei dati Istat relativi ai primi dieci mesi dell’anno), pare che l’avvicinarsi della Brexit abbia fatto “volare” dell’11% nel 2019 le esportazioni di bottiglie di Prosecco in Gran Bretagna, dove addirittura si parla di una “corsa agli acquisti” per fare scorte di prodotti italiani (le cui vendite oltre Manica sono comunque a rischio). Su tutto, pesano le continue minacce – soprattutto provenienti dagli Usa -, di ulteriori dazi a carico delle produzioni europee: una prospettiva che vedrebbe proprio l’alimentare (italiano in particolare), nel mirino.
È insomma un’agricoltura davvero ormai globalizzata quella che ogni giorno tocca anche i nostri acquisti. E non si tratta solamente – tanto per fare un esempio – delle banane che possiamo acquistare nei supermercati e che sono in arrivo da paesi esotici. Di fatto, buona parte delle produzioni agricole e alimentari italiane viene in qualche modo toccata dagli scossoni che arrivano dal mondo. Non è, occorre dirlo subito, un moloch che vuole mangiarsi le buone cose che siamo in grado di produrre, ma l’effetto non nuovo (seppur più accentuato rispetto ad un tempo), delle dinamiche nelle quali sono coinvolti anche i campi e le stalle d’Italia. E tutto al di là del fruttivendolo sotto casa oppure dei mercatini “a chilometro zero” che nei fine settimana è possibile trovare nelle piazze (e che comunque vanno certamente valorizzati e difesi).
Situazione complessa e multiforme, quindi, quella che vivono i nostri agricoltori: valorizzati da un lato, tartassati dall’altro, alle prese con gli effetti del clima e dei mercati, eroi della tutela dell’ambiente ma costretti a far di conto ogni giorno partendo spesso da remunerazioni al di sotto dei costi di produzione e, contemporaneamente, portati ad esempio della migliore capacità e sapienza produttiva nazionale. Imprenditori globalizzati per certi versi e locali per altri, “a chilometro zero” eppure lanciati oltreoceano. Agricoltori che, fra l’altro, devono confrontarsi con una filiera che non lascia loro gran che in quanto a margini di remunerazione.
Nulla di nuovo, a ben vedere. Qualche tempo fa, l’agricoltura scoprì la multifunzionalità e cioè la capacità di produrre insieme cibo e tutela dell’ambiente, alimenti ma anche benessere, possibilità di sostentamento e cultura. Oggi è proprio questa multifunzionalità ad ampliarsi, farsi più complessa e, se ben gestita, capace di dare un futuro migliore (e non solo agli agricoltori). Certo, occorre l’impegno imprenditoriale di tutti, ma anche la consapevolezza della necessità di dare assetti nuovi e più equi al vasto e complesso meccanismo che si chiama agroalimentare.
Non sei abilitato all'invio del commento.
Effettua il Login per poter inviare un commento