Editoriale
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Se bastasse una vittoria...

Se bastasse una bella canzone / a far piovere amore / si potrebbe cantarla un milione / un milione di volte / bastasse già bastasse già / non ci vorrebbe poi tanto a imparare ad amare di più”. Sono passati 24 anni dal debutto di questa canzone di Eros Ramazzotti...

Parole chiave: Editoriale (383), Luca Passarini (80)

“Se bastasse una bella canzone / a far piovere amore / si potrebbe cantarla un milione / un milione di volte / bastasse già bastasse già / non ci vorrebbe poi tanto a imparare ad amare di più”. Sono passati 24 anni dal debutto di questa canzone di Eros Ramazzotti, scritta insieme a due grandi parolieri italiani come Piero Cassano e Adelio Cogliati, pensata come un incoraggiamento a chi soffre e a chi sogna un’umanità migliore. Le altre strofe, infatti, parlano di come tutti sarebbero d’accordo a cantare a un’unica voce se bastasse quello per convincere gli altri, far dare una mano, parlare di pace.
Mi è tornata in mente questa canzone venendo a conoscenza in questi giorni che a una radio di Roma, che tratta in tutto il palinsesto di una delle squadre della capitale (in questo caso quella giallorossa) è arrivata una particolare telefonata. Una voce maschile afferma di essere Edoardo, una persona affetta da grave malattia che sta pensando di porre fine alla sua vita con l’eutanasia in una clinica svizzera.
Al di là di alcune notizie poi smentite – come l’aver fissato già la data, ma nel giorno della finale di Europa League che potrebbe veder trionfare la sua squadra del cuore – rimane il fatto che l’ascoltatore ha sostenuto come a regalargli ancora sorriso e speranza, oltre agli affetti familiari, siano proprio la Roma e la possibilità, con il nuovo allenatore Daniele De Rossi, di assistere a nuove vittorie.
Parafrasando Ramazzotti, potremo dire: se bastasse una vittoria, si potrebbe tifare tutti Roma e sperare che Edoardo continui a desistere dalla scelta più tragica. Insieme alle alte parole di una dichiarazione  pontificia, come la Dignitas infinita che parla di eutanasia come “un concetto errato di dignità umana”, oggi forse servono anche testimonianze più pop, come si esprimerebbero alcuni. E prendere ancora più consapevolezza che a fare la differenza nel modo in cui guardiamo all’esistenza sono spesso dei piccoli particolari.
Più che sperare in una vittoria perché muoia felice – come alcuni si sono limitati a dire – forse sarebbe da augurarsi che qualcuno aiuti Edoardo (e molti altri) a scoprire la dignità nella malattia e che in ognuno c’è una preziosità più grande di una squadra di calcio. La vita, per usare le stesse parole con cui i tifosi si rivolgono alla Roma, “non si discute, si ama”.

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