«La famiglia è il primo luogo dove si impara ad amare»
di ALBERTO MARGONI inviato a Città del Vaticano
Così papa Francesco nell’omelia della Messa per l’Incontro mondiale delle famiglie. Dopo il Giubileo del 2025, il prossimo si svolgerà nel 2028
Venticinquemila persone si sono ritrovate nel pomeriggio di ieri in Piazza San Pietro per la celebrazione della Messa nell’ambito del X Incontro mondiale delle famiglie che si chiuderà domani. Non solo i delegati (circa 2mila) provenienti da tutto il mondo, ma tanta gente, tante famiglie che hanno sfidato il caldo e l’attesa per questo evento che, purtroppo, è stato ignorato dai mass media, incapaci ormai non solo di leggere la realtà, ma anche semplicemente di vederla: 25mila persone radunate in un luogo non sono quattro gatti. Eppure, questo è il dramma, la bellezza di essere famiglia non fa più notizia.
«Siete papà, mamme, figli, nonni, zii; siete adulti, bambini, giovani, anziani; ciascuno con un’esperienza diversa di famiglia, ma tutti con la stessa speranza fatta preghiera: che Dio benedica e custodisca le vostre famiglie e tutte le famiglie del mondo», l’augurio di papa Francesco durante l’omelia che ha pronunciato nel corso della solenne concelebrazione presieduta dal card. Kevin Farrell, prefetto del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita. Prendendo spunto dalla Lettera di San Paolo ai Galati, il Pontefice ha sottolineato come tutti desiderino essere liberi, affrancati da “prigioni” culturali, sociali ed economiche, «eppure, quante persone mancano della libertà più grande: quella interiore!». La libertà ci è stata donata. «Tutti noi nasciamo con tanti condizionamenti, interiori ed esteriori, e soprattutto con la tendenza all’egoismo, cioè a mettere al centro noi stessi e a fare i nostri propri interessi. Ma da questa schiavitù Cristo ci ha liberati». La libertà che Cristo ha conquistato a prezzo del suo sangue «è tutta orientata all’amore» per essere al servizio gli uni degli altri. «Tutti voi coniugi, formando la vostra famiglia, con la grazia di Cristo avete fatto questa scelta coraggiosa: non usare la libertà per voi stessi, ma per amare le persone che Dio vi ha messo accanto». In una famiglia cristiana «non ci sono “pianeti” o “satelliti” che viaggiano ognuno per la sua propria orbita. La famiglia è il luogo dell’incontro, della condivisione, dell’uscire da sé stessi per accogliere l’altro e stargli vicino. È il primo luogo dove si impara ad amare».
Quindi, riaffermando la bellezza della famiglia, «sentiamo più che mai che dobbiamo difenderla. Non lasciamo che venga inquinata dai veleni dell’egoismo, dell’individualismo, dalla cultura dell’indifferenza e dalla cultura dello scarto, e perda così il suo “dna” che è l’accoglienza e lo spirito di servizio».
Il “passaggio di consegne” tra i profeti Elia ed Eliseo (prima lettura) «ci fa pensare al rapporto tra le generazioni, al “passaggio del testimone” tra genitori e figli». Oggi molti genitori sono impauriti a questo riguardo, «temono che i figli non siano in grado di orientarsi nella complessità e nella confusione delle nostre società, dove tutto sembra caotico, precario, e che alla fine smarriscano la loro strada». Una paura che genera ansie o rende iperprotettivi, «e a volte finisce persino per bloccare il desiderio di mettere al mondo nuove vite». Elia invece si fida del giovane Eliseo, «si fida del futuro». Così pure Dio ama i giovani; non li preserva da rischi, sfide e sofferenze; non è ansioso e nemmeno iperprotettivo, bensì «ha fiducia in loro e chiama ciascuno alla misura della vita e della missione». La strada quindi non sta nel «preservare i figli da ogni minimo disagio e sofferenza», ma nel «cercare di trasmettere loro la passione per la vita, di accendere in essi il desiderio di trovare la loro vocazione e di abbracciare la missione grande che Dio ha pensato per loro».
Per un educatore «il modo migliore di aiutare un altro a seguire la sua vocazione è di abbracciare con amore fedele la propria», ha evidenziato il Papa. Gesù ha subito il rifiuto da parte dei samaritani, come pure era stato rifiutato nella sinagoga di Nazaret e poi lo sarà anche a Gerusalemme. «Allo stesso modo, non c’è cosa più incoraggiante per i figli che vedere i propri genitori vivere il matrimonio e la famiglia come una missione, con fedeltà e pazienza, nonostante le difficoltà, i momenti tristi e le prove. […] Lo sappiamo tutti: vengono i momenti in cui bisogna prendere su di sé le resistenze, le chiusure, le incomprensioni che provengono dal cuore umano e, con la grazia di Cristo, trasformarli in accoglienza dell’altro, in amore gratuito».
La sequela di Gesù comporta il mettersi e rimanere in movimento. «Anche voi – ha affermato il Papa rivolgendosi agli sposi – accogliendo la chiamata al matrimonio e alla famiglia, avete lasciato il vostro “nido” e avete iniziato un viaggio, di cui non potevate conoscere in anticipo tutte le tappe, e che vi mantiene in costante movimento, con situazioni sempre nuove, eventi inaspettati, sorprese, alcune dolorose. Così è il cammino con il Signore. È dinamico, è imprevedibile, ed è sempre una scoperta meravigliosa». Risulta quindi deleterio rimpiangere la vita e «la libertà di prima, con le sue ingannevoli illusioni: la vita si fossilizza quando non accoglie la novità della chiamata di Dio, rimpiangendo il passato […]. Quando Gesù chiama, anche al matrimonio e alla famiglia, chiede di guardare avanti e sempre ci precede nel cammino, sempre ci precede nell’amore e nel servizio. Chi lo segue non rimane deluso!».
Il Papa ha esortato a riscoprire la gioia della chiamata all’amore familiare. È un percorso che conosce momenti di fatica e difficoltà. «L’amore che vivete tra voi sia sempre aperto, estroverso, capace di “toccare” i più deboli e i feriti che incontrate lungo la strada», perché l’amore «si purifica e si rafforza quando viene donato». Oggi quella di sposarsi è una scelta coraggiosa, riconosce il Papa. Ma è necessario uscire dal nido e imparare a volare da soli, senza nostalgie nei momenti difficili, ma continuando con coraggio. «Tuo marito, tua moglie ha quella scintilla di amore che avete sentito all’inizio: lasciatela uscire da dentro, riscoprite l’amore. E questo aiuterà tanto nei momenti di crisi». La Chiesa, nata dalla famiglia di Nazaret e costituita soprattutto da famiglie, non è lontana, «è in voi!». «Che il Signore vi aiuti ogni giorno a rimanere nell’unità, nella pace, nella gioia e anche nella perseveranza nei momenti difficili, quella perseveranza fedele che ci fa vivere meglio e mostra a tutti che Dio è amore e comunione di vita», l’augurio di papa Francesco.
Al termine della Messa è stato annunciato che il prossimo raduno per le famiglie avverrà in occasione del Giubileo del 2025, mentre l’11° incontro mondiale è in programma nel 2028.
Infine è stato letto il mandato missionario alle famiglie, che verrà proposto anche oggi alla recita dell’Angelus in Piazza San Pietro.
(nella foto Vatican Media/Sir papa Francesco durante il Festival delle famiglie che mercoledì scorso ha aperto il X incontro mondiale delle famiglie)
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