Liberarsi da certe diete è una necessità e un dovere
L’ossessione per la linea rischia di far male a molte ragazzine
«Fa la dieta: vuole fare la modella!», diceva la sorellina di un’adolescente che in una pubblicità di inizio anni Novanta voleva cenare solo con l’insalata, salvo poi essere conquistata dal pollo uscito dal nuovo forno a vapore che “cucina tutto più leggero”. Negli stessi anni in cui sui nostri schermi veniva proposta questa réclame, nasceva l’International No Diet Day (6 maggio). L’ossessione della dieta è oggi ancora un elemento fondamentale per la vita delle modelle (a cui vengono indicati pochi pasti con preferenza per pesce, noci, frutta, ma minimi carboidrati; bevande dietetiche proteiche e acqua; merende a base di carote e digiuno 12 ore prima di salire in passerella), ma è andato molto oltre: alcuni recenti studi affermano che il 30% delle ragazze tra i 10 e i 14 anni ha cominciato una dieta pur avendo un peso nella norma, rientrando in questo modo tra le persone più a rischio di cadere in disturbi alimentari. L’International No Diet Day vuole essere un giorno in cui fare uno strappo alla regola, prendere la situazione peso/dieta senza ossessioni e fare cultura alimentare. Non vuole infatti essere un’occasione per banalizzare la salute, ma al contrario per incoraggiare la cura del proprio corpo in una maniera corretta e fruttuosa, fatta di tanta tranquillità e zero fanatismo. La ricerca di un benessere, infatti, non può sfociare in un malessere, fisico e psicologico, ancora più grave. All’origine di questa Giornata contro l’ossessione da dieta vi è l’inglese Mary Evans Young, con un passato da anoressica, che nel 1992 era stata colpita da una parte dalla notizia di una ragazza quindicenne arrivata al suicidio a causa delle prese in giro perché grassa; e dall’altra dal vedere sulla televisione un programma in cui alcune donne si sottoponevamo a interventi chirurgici per ridurre il peso. Per questo organizzò per il 5 maggio un pic-nic nel londinese Hyde Park, da cui tutti i partecipanti si dovettero rifugiare a casa sua per colpa di un temporale. Nonostante la semplicità dell’iniziativa, il successo e il passaparola furono immediati, tanto che per l’anno successivo arrivarono richieste di “partecipazione a distanza” da Stati Uniti, Canada e Australia. Nei mesi successivi vennero indicati i criteri base di questa giornata e delle iniziative che potevano essere proposte: mangiare di tutto ma non cibi spazzatura o bibite zuccherate, fare movimento. Insomma, elementi fondamentali (insieme al volersi bene) per rimanere in salute che divennero pilastri di questo appuntamento, riprogrammato fin dalla seconda edizione per il 6 maggio, onde evitare la concomitanza con la festa del “Cinco de Mayo” molto sentita in Usa e Messico. Nella filosofia di questa Giornata, ognuno è libero di scegliere il regime alimentare che preferisce, ma va sempre condannata ogni scelta di non accettazione di sé e di discriminazione rispetto a chi non è al suo peso forma. L’essere disposti per un giorno a concedersi un qualcosa in più è un segno di libertà, per sé e per gli altri.
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