Una giornata particolare
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La balbuzie non è una condanna ma una sfida a superare gli ostacoli della vita

In queste settimane di cambio di monarca nel Regno Unito e di ritrovata simpatia verso questa forma di Stato, anche il palinsesto televisivo si è adeguato. In questo modo, molti hanno avuto occasione di vedere Il discorso del re, film del 2010, che ha raccolto successo di pubblico e tanti riconoscimenti internazionali...

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La balbuzie non è una condanna ma una sfida a superare gli ostacoli della vita

In queste settimane di cambio di monarca nel Regno Unito e di ritrovata simpatia verso questa forma di Stato, anche il palinsesto televisivo si è adeguato. In questo modo, molti hanno avuto occasione di vedere Il discorso del re, film del 2010, che ha raccolto successo di pubblico e tanti riconoscimenti internazionali. Racconta la vicenda di Giorgio VI (nella foto), padre dell’amata ultima regina, alle prese con l’abdicazione del fratello Edoardo, il pericolo nazista e la balbuzie. Quest’ultima sembrava un’onta indelebile, che creava disagio a lui e ironia tra i sudditi, ma in realtà non ha impedito che il re, proprio con la sua voce e i suoi discorsi, diventasse uno dei simboli di resistenza durante la Seconda Guerra mondiale. La Giornata internazionale di sensibilizzazione sulla balbuzie (22 ottobre) evidenzia proprio come sia una sfida, ma non una condanna. A sottolinearlo anche il fatto che molti personaggi famosi, in diversi campi, non si sono fatti fermare da questo: rimanendo ai tempi recenti, si può essere grandi scienziati (Isaac Newton, Charles Darwin), scrittori di fama internazionale (Alessandro Manzoni, Lewis Carroll), ma anche recitare (Marilyn Monroe, Woody Allen, Julia Roberts) o lasciare la propria impronta nel sociale come Clara Barton, fondatrice della Croce Rossa Americana; e, soprattutto, si può vivere una vita normale. Chiamata anche dislalia, disfemia, disartria funzionale o più banalmente balbettamento, è un disturbo del linguaggio a causa del quale la persona presenta fluenza interrotta, pause, blocchi, involontarie ripetizioni e prolungamenti di suoni, sillabe, parole o frasi: questo comporta la quasi impossibilità di esprimere verbalmente e in modo continuo ciò che è stato mentalmente pensato e concettualizzato. Conseguenza secondaria, ma non troppo, riguarda i turbamenti psicologici legati a tutto questo con lo sviluppo nel soggetto di ansie, fobie, ma anche forme di isolamento e depressione. La balbuzie colpisce soprattutto i maschi (tra il 70 e l’80% del totale) e ha un’incidenza mondiale che va dal 5% all’8%, ma nei bambini raggiunge il 17%. Questo perché essa compare nei primi anni di vita, subito dopo che lo sviluppo linguistico è cominciato: bizzarre, se non fosse per esiti a volte tragici, le antiche teorie sulle cause della balbuzie, tra cui troppo solletico ai neonati, un’alimentazione sbagliata da parte della mamma nel periodo dell’allattamento, la scelta dei genitori di tagliare i capelli prima che il figlio pronunci le prime parole... Alcuni la superano in maniera spontanea, ma è importante tener monitorata la situazione per evitare che diventi qualcosa di persistente e complesso da trattare, soprattutto se si aspetta ad intervenire più di un anno dopo la comparsa, con il rischio di compromettere significativamente lo sviluppo sociale e il benessere personale. Per il resto non ci sono motivi per escludere o considerare limitati i balbuzienti, come dimostra il Dio della Bibbia che per loro sembra avere una particolare simpatia!

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