Racconti di vita di persone ai margini della società
Che ci faccio qui è la domanda che idealmente il conduttore Domenico Iannacone (nella foto) pensa dovrebbero porsi i suoi interlocutori che va a incontrare nei loro luoghi di vita...
Che ci faccio qui è la domanda che idealmente il conduttore Domenico Iannacone (nella foto) pensa dovrebbero porsi i suoi interlocutori che va a incontrare nei loro luoghi di vita per raccogliere in presa diretta le tante esperienze di umanità che sembrano essere poste ai margini della grande storia. Vengono, infatti, portate davanti alle telecamere persone inevitabilmente segnate da una grande situazione di sofferenza, di disagio, di ribellione verso una condizione che spesso quasi inavvertitamente le ha poste ai bordi della società. Il presentatore, entrando sempre in grande empatia con i suoi ospiti, si mette a fianco di chi vuole intervistare condividendone qualche volta perfino il lavoro. Nelle cinque puntate le storie mostrate al grande pubblico parlano di violenza minorile, di carità verso i profughi, di condivisione con i più poveri, di criminalità. I protagonisti sono tutte persone considerate “brutte”, da guardare con una certa diffidenza e alle quali difficilmente si potrebbe dare immediata fiducia, anche se coltivano dentro di sé segni di speranza. Talora i toni della denuncia e della recriminazione rispetto a un presunto fatto di ingiustizia risultano eccessivamente polemici o non del tutto accettabili, non essendo inoltre previsto il contraddittorio. Però il programma permette, in modo rispettoso e al tempo stesso profondo, di entrare dentro tante situazioni di marginalità senza giudicare, ma volendo solo fornire un orizzonte più ampio rispetto a quanto di solito rappresentato sul piccolo schermo. Iannacone, che già in altre trasmissioni ha raccontato storie simili, ha dichiarato che il suo programma svolge un’“azione politica” a largo raggio, ben distante da quella comunemente esercitata nelle sedi istituzionali dai rappresentanti del popolo. Il suo interrogativo di base che dà il titolo alla trasmissione, vorrebbe far riflettere su come il percorso di vita di una persona risulti spesso fortemente influenzato dalla situazione sociale e familiare di origine, lasciando comunque aperta la strada verso cambiamenti di rotta improvvisi. I dirigenti Rai hanno messo in palinsesto la trasmissione il sabato in prima serata. La collocazione non è stata del tutto gradita dal conduttore a motivo della concorrenza agguerrita di Amici di Maria De Flippi e Ulisse – Il piacere della scoperta con Alberto Angela; tuttavia permette al telespettatore di poter effettivamente godere di una concreta alternativa. Anche Iannacone, insomma, potrebbe chiedersi stupito che ci fa lì in televisione, proprio lui, il sabato sera.
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