«Killo Power e arrivo...»
Nel cambiamento globale che stiamo attraversando, abbiamo capito che nulla sarà più come prima. O meglio: il futuro nel quale siamo incamminati ci mostrerà modalità inedite per accedere alle esperienze fondamentali della vita, fede compresa.
Nel cambiamento globale che stiamo attraversando, abbiamo capito che nulla sarà più come prima. O meglio: il futuro nel quale siamo incamminati ci mostrerà modalità inedite per accedere alle esperienze fondamentali della vita, fede compresa.
In questo passaggio dove abbiamo l’impressione che tutto vada a rotoli, in realtà abbiamo una preziosa opportunità per ricollocarci al posto giusto, per recuperare le relazioni fondamentali con gli altri e con il mondo che ci circonda.
Uno degli elementi che da sempre si modifica insieme ai cambiamenti è il linguaggio e al tempo stesso ne rivela le chiavi interpretative e ci aiuta a capire. Ogni giorno ci imbattiamo in vocaboli nuovi che “ibridano” mondi apparentemente differenti e lontani, ma in realtà contigui se non addirittura sovrapponibili. Anche sul nostro giornale qualche lettore lamenta troppe parole straniere; ma se in qualche modo tutto si può tradurre in italiano, non tutti i significati trovano corrispondenza.
Per esempio la gamification: il termine che, com’è facile intuire deriva dalla parola game, cioè gioco, associato al semplice divertimento senza scopi particolari e dunque senza troppe regole e con la massima apertura alla creatività, connota uno strumento estremamente efficace in grado di veicolare messaggi di vario tipo. Noi potremmo dire molto semplicemente: “imparare giocando”, ma c’è anche dell’altro perché questo approccio, a prima vista leggero e sperimentale, in realtà è uno strumento consolidato e affidabile per orientare un interesse innato nell’uomo come quello per il gioco al fine di influenzare e modificare il comportamento delle persone con notevoli riscontri economici. Se il lavoro è percepito come un gioco-competizione, aumenta la produttività di un’azienda. Ma cambiano anche le relazioni tra colleghi.
Se all’ora di cena, quando è già “minestrato” in tavola, chiamando i ragazzi che stanno completando le canoniche 6 ore giornaliere di attività sul cellulare (minimo sindacalmente garantito), vi sentite rispondere: «Killo Power e arrivo...», non pensate che i ragazzi vivano su un altro pianeta, forse quelli “fuori” siete proprio voi. Ecco perché vi chiamano boomer, nonostante vi crediate giovanili e al passo con i tempi. Per voi è realtà virtuale, per loro è realissima e si vede dall’impatto.
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