Editoriale
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I santi della porta accanto

Ogni anno con la festa di tutti i Santi riceviamo una benefica scossa. Pensandoci bene, la santità non è un miraggio, un’impresa per i fuoriclasse dello spirito...

Parole chiave: Editoriale (407), Stefano Origano (141)

Ogni anno con la festa di tutti i Santi riceviamo una benefica scossa. Pensandoci bene, la santità non è un miraggio, un’impresa per i fuoriclasse dello spirito. Esistono tantissimi santi che, con una definizione geniale, papa Francesco l’anno scorso ha definito “della porta accanto”. Hanno tanti limiti, come noi; non si sentono particolarmente importanti, come la maggior parte di noi; eppure dal loro sguardo e dai loro gesti traspaiono una luce e un senso di pace che ci affascina fino quasi a sedurci. Ma allora perché non noi?
Sono due i pilastri di questa santità assai diffusa e poco riconosciuta, se non quando viene a mancare. Perché i santi, lo sappiamo, prima o poi vanno in paradiso e allora scopriamo quanto erano preziosi su questa terra. Primo, credono nella vita, nelle persone, in Dio e ci provano; fanno una fatica bestiale, ma ugualmente ogni giorno sono lì fino ad essere fastidiosi, sempre lì come i mediani nati senza i piedi buoni… a giocare generosi, per dirla con le parole di Ligabue. Secondo, perché, a parte forse gli anacoreti egiziani del IV secolo e col beneficio del dubbio, non conosciamo santi che non si siano nutriti spiritualmente dentro una comunità viva e contemporaneamente non l’abbiano a loro volta fatta fermentare con il lievito del Vangelo. Potremmo definirli anche come dei fiumi carsici, che ad un certo punto scompaiono nelle profondità della terra per poi riaffiorare più abbondanti, più puri e arricchiti di benefici nutrienti che hanno assorbito nella fase nascosta e li restituiscono a quella stessa terra.
In questo mondo brulicante di attori protagonisti, di prime donne, di cacciatori di like, celebriamo i gregari dell’impegno quotidiano, i tessitori di relazioni reali, i martiri della carità nascosta. Non hanno i fari puntati e le telecamere al seguito, non compaiono nei video virali sui social: semplicemente ci sono e se anche hanno mille impegni, quando gli chiediamo una mano trovano il tempo da dedicare anche a noi. E lo fanno con una tale gioia e naturalezza che non possiamo non restare contagiati.
Se chiamarli “santi” ci sembra un po’ pomposo e “angeli” decisamente retorico, chiamiamoli amici o fratelli. Non servono lunghe preghiere perché alla prima richiesta sono subito lì... sempre lì.

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