Le ciaspole spaziali che hanno trionfato nel pianeta Terra
Dalle medie di Roverè alla fama internazionale: la bella avventura dei ragazzi del team "My ColLego"
Dalla Lessinia al Libano, sul podio di una competizione mondiale che premia le soluzioni più innovative elaborate dagli studenti di tutto il mondo. Sedici ragazzi della seconda e terza media della scuola di Roveré Veronese, parte dell’Istituto comprensivo di Bosco Chiesanuova, sono saliti sul tetto del mondo, arrivando terzi agli “Open International” della First Lego League.
Un risultato eccezionale per la squadra “My ColLego”, che ha conquistato tappa dopo tappa tutti i passaggi, fino alla prestigiosa trasferta mediorientale. Durante l’anno scolastico da poco concluso si sono cimentati nella gara internazionale di scienza e robotica, che li ha visti passare tutte le scremature, fino alla fase nazionale. Dal 14 al 16 giugno, insieme al liceo Brocchi di Bassano del Grappa (che si è presentato con la squadra Eureka), sono volati in Libano a rappresentare l’Italia, guadagnandosi uno dei sei ambitissimi posti in palio.
Il merito è di “Chaspy 2.0”, la ciaspola spaziale pensata per risolvere la problematica di muoversi in assenza di gravità o con microgravità. «È un risultato eccezionale per i nostri ragazzi, che hanno vissuto un’esperienza internazionale incredibile: in Libano c’erano 72 squadre da tutto il pianeta e hanno potuto parlare con i loro coetanei, gustando la gioia di condividere un progetto scientifico e sperimentando una contaminazione positiva», commenta al rientro Emanuele Miliani, docente di tecnologia e coordinatore del gruppo di insegnanti che hanno collaborato al progetto “My ColLego”.
Non è solo una vittoria degli studenti, ma di un intero paese che ci ha creduto e li ha appoggiati. A sostegno della ricerca scientifica – il tema era “In orbita” e prevedeva il superamento di svariate prove – si sono mobilitati infatti realtà pubbliche, private e associazioni del territorio. Gli studenti si sono concentrati sul bisogno di ancoraggio al terreno che gli astronauti sperimentano nello spazio: da qui l’idea di pensare a una suola per scarpe spaziali capace di sfruttare l’elettromagnetismo e aderire alla superficie calpestata. «È un’invenzione utile anche per migliorare le condizioni di lavori terrestri, per esempio per chi opera nelle navi di trasporto merci oppure in quota, come ausilio aggiuntivo per gli operai dei ponteggi – osserva il professore –. Grazie alla disponibilità del calzaturificio Gaibana, che già collabora con l’Esa (l’Agenzia spaziale europea), siamo arrivati a progettare un prototipo che “tiene” fino a 80 chilogrammi: è una conoscenza che potrebbe essere migliorata ulteriormente, producendo interessanti sbocchi, ha un grande potenziale. È un po’ l’uovo di Colombo: un’invenzione sotto gli occhi di tutti, che nessuno però aveva visto prima».
A dare man forte agli scienziati in erba ci hanno pensato anche gli ingegneri e i tecnici della stazione Nato Satcom F14 di Lughezzano, con lezioni mirate e approfondite. Ma l’impresa è stata corale. «È stata davvero molto sentita a tutti i livelli: dal supporto morale a quello tecnologico ed economico, questione non banale per una scuola pubblica – sottolinea Miliani –. Grazie al sostegno di aziende che hanno fatto da sponsor abbiamo coperto il 60% della spesa del viaggio; il restante 37% dei fondi l’hanno raccolto i ragazzi con eventi promossi da loro; l’intera comunità si è mossa: il calzaturificio Gaibana ha persino realizzato le scarpe su misura per ciascun partecipante».
Come premio, prima di rientrare in Italia, 12 studenti hanno prolungato il viaggio fino in Turchia, per uno “space camp” riconosciuto dalla Nasa, che li ha addestrati allo spazio anche con l’utilizzo di simulatori di volo.
Il terzo posto in Libano è il risultato più alto toccato dalla scuola media di Roveré, che non è tuttavia nuova alle imprese scientifiche: la squadra “My ColLego” esiste da cinque anni e, eccetto uno, è sempre arrivata alle fasi nazionali. Questa volta si è superata. «L’anno prossimo il tema sarà altrettanto affascinante: “City shaper”, ovvero come i ragazzi si immagino la civiltà del futuro – anticipa l’insegnante –. Tutti ci auguriamo che ogni anno possano avere la possibilità di vedere il mondo e soprattutto riescano a trasformare in competenze le conoscenze apprese sui banchi di scuola».
Intanto, dopo la gioia libanese, molti di essi sono alle prese con l’esame di terza media. «Dopo quattro giorni di competizioni in cui hanno risposto in inglese a una giuria scientifica, ricevendo parecchi complimenti, diciamo che sono ben rodati…», sorride il prof.
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