La montagna veronese trova spazio nel Quaderno
Tante le curiosità racchiuse nella pubblicazione culturale dedicata alla Lessinia. Nuova la sezione che ricorda il filò
Non è mancato il ricordo di Giovanni Rapelli, linguista e scrupoloso correttore di bozze recentemente scomparso, alla presentazione di Lessinia – Ieri oggi domani che si è tenuta nei giorni scorsi al Teatro Orlandi di Velo Veronese.
Il Quaderno della Lessinia, Gianni Bussinelli editore, ha raggiunto il quarantaduesimo numero. E, nonostante il passare degli anni, conserva la ricchezza e la varietà dei contenuti. L’ha ribadito Ugo Sauro, direttore della redazione e presidente dell’associazione Accademia della Lessinia che gestisce la pubblicazione annuale. «La Lessinia è una montagna che non finisce mai di stupire chi la ama e cerca di conoscerla sempre al meglio» ha detto, sottolineando l’impegno dei vari autori (una quarantina per l’edizione 2019) nel far emergere curiosità, protagonisti singolari, unicità della montagna veronese. «La sfida per il futuro è proprio quella di mantenere viva e di incrementare l’avventura umana di scoperta del territorio, condivisa tra gli operatori culturali, i lettori e gli abitanti», ha proseguito.
L’esortazione è di sfogliare con cura il volume nelle sue oltre 230 pagine; quindi di approfondirne uno alla volta i contenuti che spaziano dall’ambiente alle scienze naturali, dalla preistoria e archeologia alla storia, dalle tradizioni alla memoria popolare fino alla vita in montagna osservata dagli occhi dei personaggi più singolari. Nuova è la sezione, chiamata “La Lessinia nel filò”, che riporta aneddoti da assaporare nella quiete domestica. Come accadeva, appunto, nelle serate del filò.
Passando in rassegna alcuni articoli, le tematiche affrontate sono varie. Angelo Andreis riferisce delle strade ex militari realizzate sui Monti Lessini: unico aspetto positivo lasciato in eredità dalla Prima Guerra mondiale; alcune sono in uso, altre sono state abbandonate per l’impossibilità dei Comuni di farsi carico della manutenzione. Grazie all’arch. Vincenzo Pavan, esperto di architettura lessinica, si scopre che in alcune abitazioni i montanari convivevano con gli animali e la stalla era di frequente un locale attiguo alla cucina. Così uomini e capi di bestiame si trovavano a condividere un unico ingresso.
Inevitabile non parlare di spopolamento delle terre alte. L’analisi suggerita da Nadia Massella descrive i cambiamenti avvenuti in sei paesi montani a partire dai dati statistici. Se negli anni Cinquanta i giovani componevano il 30-35% della popolazione, ora il dato è assottigliato a 20 punti di percentuale: si vive di più, ma le nuove generazioni arrancano. E il caso della contrada Selvavecchia di cui accenna Renato Faini, quale esempio di luogo da cui in passato partirono parecchi migranti, mette in luce un ulteriore aspetto attuale della vita di montagna, quello dell’abbandono.
Il Quaderno tratta inoltre delle grotte di Camposilvano, delle miniere di ferro-manganese di Siresol a Montecchio, dei ghiacciai dell’alta valle del Chiampo, di archi naturali che sono fratelli minori (e misconosciuti) dell’imponente arcata di pietra del Ponte di Veja; e ancora della dolina di Malga Malera che lo scorso anno ha raggiunto il record di -37,4° C. Tra le personalità spiccano fratel Giuseppe Perin, autore di fortunate ricerche preistoriche. Don Giovanni Giacomo Spada, prete e scienziato recuperato dalla memoria dagli storici Bruno Avesani e Fernando Zanini: parroco di Grezzana dal 1722 al 1749, fu paleontologo e botanico che raccolse una collezione di fossili tuttora custodita al Museo di Nimes. Soltanto alcuni spunti di una raccolta di testi da approfondire, per conoscere e apprezzare il territorio della montagna scaligera nel suo insieme di caratteristiche.
Il libro sarà presentato anche sabato 27 luglio, alle 17, a Corte Batai di Molina (Fumane).
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