Taglio dei fondi agli atenei veneti: la protesta di Zaia
I tagli del governo sulle quote premiali per le università venete, quantificati in 1,7 milioni per l'ateneo scaligero, suscitano le proteste del governatore del Veneto, Luca Zaia, secondo il quale questi tagli penalizzano alcuni fra i migliori atenei italiani, mettendone a rischio i bilanci e lo sviluppo di attività strategiche.
«Cinque milioni in meno all’Università di Padova, quasi un milione e mezzo in meno a quella di Venezia, un milione e 700 mila tagliati a Verona, 500 mila allo Iuav. Abbiamo alcuni fra gli atenei più prestigiosi a livello internazionale, che ogni anno si classificano entro i primi cinque posti (spesso al primo) a livello nazionale per qualità e livello della ricerca, e il governo cosa fa? Invece di premiare queste eccellenze, le mortifica e dà più soldi a chi galleggia a metà o a fondo classifica: con la scusa che “stanno migliorando”, elargisce più fondi a una pletora di atenei del centro-sud. Ma quel che più odioso è che non taglia i fondi e basta. No, quel che risulta inaccettabile è che il taglio avviene proprio in quella “quota premiale” che deve (ma a questo punto dico dovrebbe) attestare l’eccellenza nella qualità del reclutamento e della ricerca».
È la denuncia del presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, che giovedì ha verificato come nel riparto del fondo di funzionamento delle Università, gli atenei veneti e molti altri eccellenti atenei del Nord, siano stati oltremodo penalizzati, con tagli che mettono a rischio i bilanci e lo sviluppo di attività strategiche.
«Il governo dice di non aver diminuito i fondi, ma in realtà ha attuato un drastico taglio mascherato rovesciando la piramide del merito: penalizzato chi sta in cima, premiato chi nelle classifiche della ricerca compare ai posti più bassi o non compare affatto – prosegue il Presidente –. Vediamo di capire come».
«Il modello di finanziamento utilizzato include una quota base, un quota premiale e una quota di perequazione – prosegue Zaia –. La quota premiale valuta proprio la qualità delle ricerca (VQR) e qualità del reclutamento (ancora con VQR). La valutazione è effettuata periodicamente dal’Anvur, l’ultima VQR è relativa a periodo 2011-2014. È proprio su questa quota che, in modo che giudico insultante, è arrivata la sforbiciata del governo. Da quest’anno infatti, è stato introdotto un nuovo indicatore, che misura il miglioramento relativo delle perfomance dei vari atenei, introducendo un coefficiente territoriale a vantaggio delle università situate nel Centro e soprattutto nel Sud. Padova, Verona, Ca’ Foscari si sono sempre situate ai primi posti nella classifica dei rispettivi segmenti dimensionali. Tuttavia, sono state finanziariamente penalizzate in modo atroce a vantaggio di università che hanno performato sotto la media nelle VQR. Va bene aiutare chi deve migliorare, ma non si possono invertire i valori in questo modo: l’aiuto lo si dia in altro modo».
«Il taglio riguarda anche altre eccellenze universitarie del Nord, come Bologna, ma non odo proteste politiche salvo quelle dei poveri studenti, dei ricercatori, dei corpi docenti – conclude il Presidente del Veneto –. Penalizziamo università che con la loro ricerca costituiscono uno dei principali fattori di competitività di un territorio. Per fortuna fra un mese l’aria comincerà a cambiare: Roma è avvisata».